LUOGHI DELL’INFINITO
Stefano Zuffi
Stagliata sulla linea del porto, affiancata da un campanile alto e forte che pare un faro alzato su tutto l’Adriatico, la cattedrale di Trani offre in riva al mare una delle immagini più straordinarie di un Medioevo pieno di sogni, di avventure, di distanze, di traguardi, di fede. Insieme alla solenne basilica di San Nicola a Bari, la cattedrale di Trani è il capolavoro di una stagione della storia e dell’architettura che vede la Puglia come grande protagonista. Tra l’XI e il XIII secolo, nel periodo delle Crociate, la naturale proiezione della costa verso l’Oriente fa della Puglia una terra di transito e di imbarco dall’Italia, e più in generale dall’Europa, verso la Grecia, l’Oriente mediterraneo, infine la Terrasanta. Si alternano in breve volgere di tempo diversi occupanti: i Longobardi, poi i Bizantini e, infine, i Normanni, che conquistano Bari intorno al 1070. Erede dei Normanni per via materna è anche l’imperatore Federico II, che segnerà il territorio pugliese con edifici e castelli di memorabile, assoluto splendore. Al dominio normanno corrisponde una fase di ripresa e sviluppo della produzione artistica e architettonica impostata sul nuovo linguaggio “romanico”, che si sta allora diffondendo in tutta la penisola italiana.
Le cattedrali romaniche si distribuiscono in tutta la Puglia, dallo sperone del Gargano fino all’estremità del Salento e nell’incavo dello Ionio; ma la densità maggiore si concentra nella parte centrale della regione, con lo spettacolare allineamento sul mare di Barletta, Trani, Molfetta, Bisceglie e Bari, e le non lunghe deviazioni nell’entroterra per raggiungere Ruvo, Bitonto e Altamura. Il numero eccezionale di chiese con il titolo storico di cattedrale ricorda l’antica suddivisione del territorio in molte diocesi, oggi accorpate. In generale, il romanico pugliese è imparentato al modello “lombardo”, con facciate a capanna, motivi di archetti lungo gli spioventi, matronei e importanti decorazioni scultoree; ma nonostante la riconoscibilità dei modelli, l’accento è inconfondibilmente locale, per l’uso sapiente dei materiali, per la contaminazione felice di vari riferimenti internazionali, e per alcune soluzioni sorprendenti, come quella del duomo di Molfetta. Un aspetto caratteristico è l’ampiezza che spesso assumono i transetti, così come la piacevole presenza di gallerie di arcatelle lungo i fianchi.