«PER VOI INVOCHIAMO DAL SIGNORE IL DONO DELLA SPERANZA»
Il testo dell’omelia dell’Arcivescovo Mons. Leonardo D’Ascenzo in occasione del funerale di Giuseppe Tupputi, ucciso a Barletta l’11 aprile 2022
Appena due giorni fa è stata Pasqua. Abbiamo celebrato Gesù morto che dal sepolcro è risorto glorioso e vincitore. Non è facile per i suoi discepoli, allora come oggi, comprendere la risurrezione, quello che Gesù stesso aveva annunciato come destino finale per lui e anche per noi. Non è facile accogliere la risurrezione come verità e motivo di speranza quando la morte viene a stroncare la vita di una persona cara. Di tutto questo ci parlano i vangeli in questi giorni dell’Ottava di Pasqua.
Il testo di oggi ci racconta l’esperienza vissuta da Maria Maddalena. Al mattino presto si reca al sepolcro e avendo trovato ribaltata la pietra che lo chiude va a darne notizia ai discepoli. Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, vedono e poi vanno via. Maria invece rimane lì e piange. Piange perché Gesù è morto, inchiodato su una croce, ed ora non può neanche stare accanto al suo corpo: il sepolcro è misteriosamente vuoto. Da parte sua pensa che qualcuno lo abbia portato via.
Per quattro volte nel testo del vangelo di Giovanni, che abbiamo appena ascoltato, si ripete l’annotazione del pianto. C’è una donna, un’umanità che soffre e di fronte alla morte non riesce a trovare parole adeguate. Maria ha soltanto le lacrime per esprimersi, però il suo cuore non si rassegna e contro ogni logica umana, superando il livello della sola razionalità, si apre all’imprevedibile che solo l’amore, solo la fede è capace di attendere. Per questo rimane lì.
Di fronte alla morte di Giuseppe, come già dicevo a novembre scorso al funerale di Claudio La Sala, è necessario anzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città a mettere da parte distrazioni e banalità, ad essere madre che partorisce, che dona vita. Di fronte a queste morti è necessario che Barletta si svegli per davvero e queste lacrime di dolore si trasformino nella forza necessaria per metterci insieme, fare rete, aprire gli occhi. Non vogliamo più che simili tragedie accadano e vogliamo fare di tutto perché non accadano più.
La nostra, come in diverse circostanze ha detto Papa Francesco, è una società malata e per questo dobbiamo prendercene cura con coraggio, determinazione, pazienza e costanza.
Vescovi, Prefetto e Sindaci della BAT abbiamo sottoscritto il Patto educativo provinciale, e insieme a tanti altri soggetti abbiamo iniziato un percorso che vogliamo proseguire facendo rete, cercando di ascoltare, di comprendere, di dare risposte. Ciascuno nel proprio ruolo, sentiamoci tutti chiamati a dare il nostro contributo. Siamo convinti che questa è la strada da percorrere. Non ci sono soluzioni che magicamente, dalla sera alla mattina, ribaltino una situazione sociale segnata da fragilità, carenze, mancanze. Siamo tutti convinti che dobbiamo investire in educazione e formazione al fine di promuovere e sostenere il rispetto reciproco e la convivenza pacifica e solidale.
Un altro delitto nella cara e bella Barletta! Insieme alla vittima, il giovane Giuseppe Tupputi, ucciso mentre lavorava nel suo bar, proprio in questo quartiere, qui vicino, è stata colpita anche la sua famiglia – Giusy e le due piccole figlie, Francesca e Sofia – che non ha più un marito e un papà!
Di fronte a questo altro omicidio probabilmente, nel nostro intimo, sperimentiamo sentimenti di delusione, rabbia, sfiducia, impotenza insieme a sofferenza e dolore. Non possiamo, però, e non dobbiamo arrenderci! Proseguiamo nell’affermare la cultura della vita, della legalità, della dignità della persona umana. Gesù, il Risorto, ha vinto il male con l’amore. Il suo esempio sia per tutti noi la ragione per respingere con decisione ogni forma di male e di violenza e per organizzarci in una reazione nel bene che ci veda tutti uniti come un unico corpo.
Ora è il momento di stringerci, l’intera città, attorno alla famiglia di Giuseppe. Facciamo sentire, ciascuno come può, la nostra vicinanza affettuosa, discreta e concreta.
Non manchiamo di elevare al Signore della vita e della pace la nostra preghiera. Gesù nei giorni della passione ha sperimentato la solitudine umana, la sofferenza e il dolore della morte in croce. Ora più di ogni altro può comprendere il cuore dei familiari di Giuseppe, in modo particolare di Giusy, Francesca e Sofia, come anche il nostro smarrimento, sfiducia, stanchezza, sofferenza. Lui, il risorto, il vivente, sta accanto a noi, ci accompagna e ci insegna come ripetere, non solo con le parole ma con la concretezza della vita, la preghiera che lui stesso pronunciò sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Con Gesù rivolgiamo a Dio il nostro grido, certi di essere ascoltati. Poi, come continua il salmo pregato da Gesù sulla croce, affidiamoci al Padre celeste dicendogli nelle tue mani consegno il mio spirito.
A Pasqua, nella messa del giorno abbiamo riflettuto sul fatto che siamo simili a Pietro e agli altri discepoli i quali non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Gesù doveva risorgere dai morti. Signore aiutaci a comprendere la Pasqua, aiutaci ad accogliere il dono della tua risurrezione che è pegno e promessa anche della nostra. Si, anche noi siamo chiamati e destinati alla risurrezione dei morti, siamo fatti per la vita eterna perché in noi abita la vita dell’Eterno! Con l’evento della Pasqua niente è più come prima, Gesù ha vinto la morte e tutte le sue nefaste conseguenze, è lui che ci dona la vita, la vita nuova! Abbandoniamoci alle mani di un Padre buono, del quale ci fidiamo e dal quale vogliamo lasciarci condurre in questi momenti di smarrimento, ciascuno facendo la propria parte, con la preghiera, con la generosità, con la sensibilità e l’attenzione che siamo chiamati ad esprimere.
In questa messa preghiamo per Giuseppe. Dio misericordioso lo abbracci e lo accolga in paradiso, meta finale per tutti noi, dove un giorno ci ritroveremo e, senza più sofferenza alcuna, le uniche lacrime che verseremo saranno lacrime di gioia.
Preghiamo anche per sua moglie, le due figlie, i suoi genitori, i suoi parenti, i suoi amici e tutte le persone che gli vogliono bene. Cara Giusy e care Francesca e Sofia, il buio e il vuoto che sono piombati improvvisamente nella vostra vita, non impediscano ai vostri occhi, anche se nel pianto come Maria Maddalena, di incontrare degli angeli capaci di consolarvi e soprattutto non chiudano i vostri orecchi alla voce di Gesù che vi chiama per nome e vi dona ciò che non è possibile ora immaginare. Per voi chiediamo a Dio oltre al dono della consolazione soprattutto la grazia della speranza, quella stessa annunciata dal Risorto, Gesù il Vivente, nella Pasqua!