Omelia dell’Arcivescovo a Lourdes. 10.09.2024
Il Vangelo di Luca appena proclamato ci propone lo straordinario racconto della chiamata dei Dodici. È una chiamata che presenta due movimenti entrambi importanti e necessari.
Dopo una intera notte passata in preghiera, quando fu giorno Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici. Li chiamò a sé, è questo il primo movimento della chiamata. Andare verso Gesù, andare a Gesù per vivere un’amicizia con lui, un’esperienza profonda di unione alla sua persona così come lui nella preghiera è unito al Padre.
Anche noi, venendo a Lourdes, rispondiamo ad una chiamata che Gesù ci ha rivolto perché possiamo crescere nella relazione di amicizia con lui, perché la nostra vita sia sempre di più accompagnata dalla sua presenza, dalla sua guida.
È importante il nome che Gesù dà a questi discepoli, li chiama apostoli, cioè inviati. Andare a Gesù porta come conseguenza essere inviati per realizzare nella storia della salvezza, nella storia che Dio ci dona di vivere, l’opera che ci affida, opera originale, unica per ciascuno di noi. È questo il secondo movimento della chiamata. Vivere in intimità con il Signore non è un isolamento dagli altri, nemmeno un cercare egoisticamente il proprio benessere, tantomeno sentirsi a posto con la coscienza dopo aver assolto ai nostri doveri di preghiera. Vivere in intimità con il Signore è piuttosto farci prossimi ad ogni persona perché nostro fratello e sorella da amare, da accompagnare attraverso la cura che il nostro cuore, pieno dell’amore che proviene dal cuore di Dio, è capace di esprimere nei confronti dei bisogni e delle fragilità, spirituali o corporali, che l’altro presenta. Gesù, è lui stesso a ricordarcelo, possiamo incontrarlo in ogni persona che domanda il nostro aiuto, anche nel più piccolo al quale dovessimo dare un solo bicchiere d’acqua.
Siamo consapevoli che il nostro andare a Gesù è favorito dalla cura materna di Maria (a Gesù per Maria), a lei chiediamo di vivere questo pellegrinaggio come un cammino di maturazione della nostra relazione con il suo Figlio per essere suoi autentici discepoli, testimoni del Vangelo, credibili cristiani nel quotidiano, nell’ordinarietà della vita.
Oggi sono ancora molti che affermano di essere cristiani, un po’ meno che dichiarano di frequentare la Chiesa, la celebrazione dei sacramenti e della messa in particolare, meno ancora quelli che sono riconosciuti come credibili. C’è tanto bisogno di cristiani che frequentino e siano riconosciuti credibili. È necessario per questo andare a Gesù, vivere l’intimità con Lui e la prossimità con i fratelli tutti. Sentiamoci chiamati da Gesù a vivere questi due movimenti e lasciamo che Maria ci accompagni e ci aiuti come madre in questo percorso.
Nel cammino sinodale che stiamo vivendo come Chiese che sono in Italia è emerso in modo chiaro che desideriamo essere una comunità che vive la missione ricevuta dal Signore attraverso una prossimità all’umanità intera. Vogliamo essere famiglia di persone che camminano insieme, si vogliono ben e sono capaci di darne testimonianza costruendo sempre e solo la pace nei cuori, tra gli individui e tra i popoli. Preghiamo per la pace nel mondo intero, in modo particolare in quei contesti dove la guerra continua a portare morte, distruzione, sofferenza, povertà…
Dopo una intera notte di preghiera Gesù chiamò dodici suoi discepoli e li costituì apostoli, inviati, non perché fossero meritevoli rispetto ad altri e nemmeno perché fossero più intelligenti, più capaci, più buoni. Li chiamò e li inviò per amore. Dio è amore e ci ama di amore infinito. Sentiamoci sempre destinatari di questo amore di predilezione e viviamolo, da parte nostra, sia nei confronti di Dio, sia nei confronti del prossimo. Ogni litigio, ogni ingiustizia tra fratelli e sorelle, come ci ricorda San Paolo nella prima lettura, siano considerati una sconfitta e motivo di vergogna nelle relazioni tra noi, nel piccolo della vita quotidiana, e tra le nazioni che non riescono o non vogliono percorrere le vie della pace.
In questa esperienza di pellegrinaggio il Signore Gesù tocchi e guarisca i nostri cuori perché possiamo sentirci profondamente amati, gratuitamente chiamati e responsabilmente inviati.
Maria, madre della Chiesa e madre nostra, ci aiuti in questi giorni a rafforzare l’amicizia con il suo figlio Gesù.