Pianeta detta “di San Pio IX”

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Autore /Ambito manifattura romana
Datazione metà XIX secolo
Materia/Tecnica raso di seta bianca, con applicazioni di perle, ricamato con fili d’argento e d’oro e sete policrome ad agopittura
Misure 66×108 cm
Provenienza cattedrale di santa Maria Maggiore
Descrizione Il paramento è corredato da stola e velo del calice e viene denominato di San Pio IX per una tradizione che lo vuole indossato dallo stesso pontefice in alcune celebrazioni. La pianeta, intessuta in raso di seta, di manifattura romana, si presenta nella forma a violino, mentre lo scollo a “V” e il disegno della T sul davanti, la individuano del tipo della casula romana. I riquadri che delineano la croce sul davanti, la tripartizione sul retro e tutto il profilo del paramento, sono sottolineati da fiori di perle, foglie in oro e linee che formano una rete. Sul davanti, al centro, in basso, campeggia la figura della Religione: in piedi su una nuvola, vestita con i paramenti pontificali intessuti di fili in oro e argento, regge nella mano un turibolo, tenuto, nell’atto dell’incensare, anche dalla mano sinistra, che sostiene inoltre una grande croce in legno, poggiata sulla spalla. A destra e sinistra della figura due angioletti con panneggi in blu e rosso volteggiano reggendo l’uno le tavole dei dieci comandamenti con l’iscrizione in ebraico “Thorà”, l’altro un rotolo con l’iscrizione in latino “Vangelo di Gesù Cristo”. Lungo i lati che affiancano il riquadro centrale le decorazioni in argento sono arricchite da serti fioriti policromi ripresi alla sommità del tau. La tecnica decorativa mostra una perizia eccezionale sia nell’uso del ricamo in fili di oro e d’argento, sia soprattutto nella resa pittorica del disegno: tutte le sfumature che danno tridimensionalità alla composizione, compresi i tratti dei volti e gli incarnati, sono resi con un sapiente gioco di sete policrome variamente ricamate; inoltre il disegno segue l’andamento sinusoidale dell’intera veste, sottolineandone le forme. Sul retro, dove lo schema compositivo riprende le caratteristiche della parte anteriore, sono ricamate le tre virtù teologali: la Fede, col volto velato, regge croce e ostensorio, ed è disegnata con un gioco magistrale dei toni del bianco (rosato per le membra nude, avorio per la tunica, ghiaccio per il manto); la Speranza regge l’ancora, veste tunica verde e manto ocra ed è disegnata con una cromia dai toni pastello; la Carità mostra il cuore, veste tunica rosa e manto azzurro e si caratterizza per l’accentuato colorismo. Lo sguardo delle tre figure, assise su una nuvola argentata, è rivolto verso il punto focale dell’intera composizione: l’occhio di Dio, inserito nell’aureola triangolare (che Gli è propria) e circondato da una vistosa raggiera dorata. La stola, decorata da tre croci gigliate ricamate in oro, poste alle estremità ed al centro della stessa, è sottolineata dallo stesso ricamo della pianeta, foglie in oro e linee reticolari che seguono l’andamento dell’intero paramento, inquadrando una decorazione di serti fioriti policromi; le estremità sono bordate di frange dorate. Il velo del calice porta al centro una croce identica a quella della stola ed è rifinito da un merletto che ripete la rete con campanule dorate caratteristica anche delle altre vesti. Un tondo con ricamati serti fioriti policromi, alternati da fiori in oro e argento e foglie allungate in argento, completa il disegno. La modernità e la perizia con cui sono realizzati i ricami pongono l’esecuzione di questi manufatti presso un bottega romana di elevatissima qualità, attiva in pieno XIX secolo.

Luigi Nunzio Dibenedetto