Autore /Ambito | oreficeria napoletana |
Datazione | metà del XIX secolo |
Materia/Tecnica | argento con parti dorate, a fusione, sbalzato, cesellato |
Misure | 73 cm |
Marchi e stemmi | sulla croce: entro riquadro croce con N tagliata/8, sulla raggiera e sul bordo della teca entro riquadro croce con N tagliata/8 e marchio dell’argentiere in un ovale V. Caruso (?) |
Iscrizioni | A divozione di un divoto a Maria dello Sterpeto A.D. 1857 |
Provenienza | cattedrale di santa Maria Maggiore |
Descrizione | L’oggetto liturgico conservato nel museo della cattedrale è un ostensorio raggiato con fusto figurato di ottima fattura che rientra nella consolidata tradizione orafa di scuola napoletana. In argento pieno con parti in argento dorato, l’ostensorio presenta una base a campana sostenuta da quattro piedini decorati: la base ha un complesso motivo di volute e girali, alcune di esse bagnate in oro, che culminano in teste d’angelo con chioma fluente e piccole ali che sporgono fieramente ai lati della base. Incisa sul piede un’iscrizione: «A divozione di un divoto a Maria dello Sterpeto A.D. 1857». Sul piede una serie di tre cannule verticali sono intervallate da elementi fitomorfi: chiude la parte superiore del basamento un nuovo motivo ad ovuli e cannule con elementi vegetali e due piccole teste d’angelo. Il fusto, posto su un globo dorato simbolo dell’universalità del messaggio evangelico e impreziosito da testine d’angelo, è formato da una bella figura velata a piena fusione raffigurante la Fede che regge con il braccio sinistro la croce e con il destro solleva un calice, tipici attributi iconografici legati al sacramento dell’Eucarestia. L’ostensorio si conclude con la teca a raggiera lavorata a sbalzo e a cesello, tutta in argento, formata da raggi lanceolati di diversa dimensione e decorata con fitti elementi vegetali e floreali, grappoli d’uva e teste d’angelo tra nuvole; la teca è circondata da un motivo ad ovuli dorati, ripetuto identico anche sul piede. Chiude l’ostensorio un fastigio formato da una croce da cui spuntano spighe di grano.
Il punzone si rileva abbastanza chiaramente sulla croce dorata retta dalla figura allegorica della Fede: esso è formato da una croce greca affiancata da N/8 entro un riquadro. Tale bollo di garanzia, istituito da Ferdinando II con legge del 4 marzo 1839, fu utilizzato esclusivamente per oggetti di culto e in un arco temporale ben preciso compreso tra il 1839 e il 1872. Inoltre è visibile la N tagliata, che indica l’emblema del saggiatore Gennaro Mannara, il quale opera almeno fino al 1863. Sulla raggiera e sul bordo della teca è ripetuto lo stesso bollo insieme al marchio dell’argentiere che sembra identificarsi con V. Caruso, argentiere napoletano attivo nella prima metà dell’800, autore di molti oggetti liturgici provenienti dalla chiesa di san Cataldo. Questa tipologia di ostensorio è molto diffusa: ritroviamo un esemplare con la stessa figura allegorica nel museo diocesano di Bitonto, anch’esso datato al XIX secolo e uno custodito nella chiesa di sant’Agostino a Bisceglie realizzato tra il 1823 e il 1832 che presenta come variante le microsculture della Fede e della Speranza sul piede. |