Concattedrale e Museo

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La Concattedrale di Santa Maria Maggiore, da sempre cuore pulsante del borgo antico, è il magnifico scenario, ricco di storia, arte, cultura e fede in cui si colloca l’esposizione del tesoro della Concattedrale stessa e non solo. Infatti, il museo prevede tre livelli espositivi e il soccorpo. Al piano terra è possibile ammirare i preziosi paramenti liturgici, tra cui quelli appartenuti a papa Urbano VIII e papa Pio IX, al primo piano sono esposti gli argenti (calici, stauroteche, ostensori, l’urna eucaristica del Venerdì Santo, manufatti islamici) e la quadreria, al secondo piano le statue. Gli oggetti provengono anche da altre chiese importanti della città come, per esempio, Santa Maria di Nazareth e la chiesa di San Cataldo.

La storia della sezione archeologica del soccorpo deve essere ricondotta agli inizi degli anni ’90 del ‘900. Dagli scavi sono emerse tombe a grotticella, una fornace e una canaletta di scolo del periodo daunio, resti di una (VI sec.) con un eccezionale pavimento musivo; ancora, sopraelevata di 50-60 cm i resti di una chiesa altomedievale (X-XI sec.).

La Concattedrale, così come è possibile ammirarla oggi, rappresenta un elegante innesto di volumi riferibili sostanzialmente a due differenti epoche artistiche: romanica e gotica. Il primo stile identifica la parte della chiesa, riferibile alla seconda metà del XII sec. e si distingue per la facciata ricca di straordinari ornamenti scultorei tipici del romanico pugliese; le lesene e i tre ingressi (quelli laterali sono originari, quello centrale è stato rifatto in epoca rinascimentale) preannunciano la scansione interna con impianto longitudinale a tre navate divise da colonne di reimpiego con capitelli finemente lavorati, un finto matroneo che contribuisce a slanciare l’edificio e la copertura a capriate lignee. Appartengono ad una seconda fase di ampliamento della fabbrica avvenuta nel corso del XIII secolo la quinta e la sesta campata dove le colonne cedono il passo ai pilastri e le capriate lignee sono sostituite da volte a crociera. A questa fase di passaggio appartengono anche il campanile posto sul lato sinistro, il finestrone in facciata, il ciborio e il pulpito che richiamano nelle raffinate decorazioni la tradizione della Terrasanta, testimonianza tangibile del secolare scambio culturale tra la Puglia e l’Oriente. Il coro a cinque cappelle radiali di chiara ispirazione gotica costituisce il completamento della fabbrica iniziato nel XIV secolo in piena dominazione angioina e protrattosi per almeno due secoli: l’unione fra l’edificio più antico e l’ampliamento gotico avverrà infatti, tra il XVI e il XVII secolo. Del XV secolo sono le cappelle e la sacrestia che si sviluppano lungo la navata laterale destra, poi decorate e modificate nei secoli successivi. Le cappelle sono dedicate rispettivamente al Transito di S. Giuseppe e al Santissimo, la prima è stata decorata con splendidi marmi durante il XVIII sec. dai Cimafonte, la seconda è stata interamente affrescata dall’artista barlettano Raffaele Girondi (1873-1911). Da segnalare, inoltre, alcune tele di pregevole valore quali: sull’altare centrale del deambulatorio una tavola bifronte con la Vergine ed il Bambino da un lato e il Redentore dall’altro, che porta la firma di Paolo Serafini, modenese (seconda metà del sec. XIV); sulla controfacciata la tela con l’Assunzione della Madonna firmata Giuseppe Caiapano a. d. 1771; sul muro della navata destra una tela di Francesco De Mura (1696-1782) raffigurante l’Addolorata e sull’altare della famiglia Caggiano-Esperti la Presentazione di Maria al tempio di Nicola Menzele, datata 1775; sul muro della navata sinistra una pregevole tavola degli inizi del 1500 raffiguranteCristo alla colonna (immagine venerata nel nostro territorio come SS. Salvatore) e, più avanti, un Cristo fra S. Pietro e S. Lorenzo di Andrea Bordoni del 1596.