Instrumentum pacis (pace a tavoletta)

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Autore /Ambito manifattura napoletana
Datazione XVII secolo
Materia/Tecnica ottone a fusione, cesellato e dorato
Misure 17,7×12,5 cm
Provenienza cattedrale di santa Maria Maggiore
Descrizione Nel rito della Messa, precedentemente alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il segno della pace veniva espresso attraverso il bacio dato dai fedeli ad oggetti – simili a quello qui descritto – che venivano tenuti in mano da un ministro; questo spiega l’impugnatura che rende l’oggetto di forma simile ad uno scudo. Su di esso, nel riquadro centrale, è raffigurata una Pietà eseguita a cesello, con effetti pittorici ottenuti attraverso più livelli di profondità. In primo piano il corpo vigoroso di Cristo completamente contenuto nelle ampie vesti della Madre che costruiscono una piramide tagliata trasversalmente dalla figura nuda ed esanime del Figlio. I volti sono consumati dall’evidente uso devozionale, ma se ne intuisce l’espressione drammatica resa con una perizia che conferisce al manufatto un suo pregevole valore. Sul fondo, in alto, le figure del sole e della luna, segni cosmici che accompagnano la scena della Crocifissione a significare il mistero salvifico della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Tale tema, con le figurazioni ad esso correlate, risulta essere il più rappresentato nel cosiddetto “instrumentum pacis”, specie dopo le prescrizioni liturgiche del Concilio di Trento. La Pietà in particolare era stata espressamente raccomandata da san Carlo Borromeo nel suo trattato del 1572 sugli edifici e le suppellettili ecclesiastiche. La cornice è tutto un fiorire di volute; il ricco decoro vegetale mostra al centro di ogni lato una protrome angelica con le ali spiegate: un putto paffuto, con ciuffi di capelli sulla fronte e all’altezza delle orecchie. Agli angoli quattro efflorescenze (forse dei gigli) di cui quella in alto a sinistra malamente saldata con piombo. La base è sottolineata da un filare decorato da piccole foglie d’acanto. Sul retro il manico è decorato da un motivo a fusione formato dalla successione di due piccole anfore contrapposte. Per il tratto vigoroso con cui è disegnato il corpo di Cristo, ma soprattutto per l’iconografia delle testine angeliche si può istituire un paragone con l’identico oggetto, una pace a tavoletta, proveniente dalla cattedrale di Cosenza e conservata nel locale Tesoro dell’Arcivescovado, di ignoto argentiere napoletano e datata tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII.                 Luigi Nunzio Dibenedetto