Il Salvatore

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Autore /Ambito Paolo Serafini
Datazione fine XIV secolo
Materia/Tecnica tempera su tavola
Misure 175×74 cm (compresa la cornice)
Provenienza cattedrale di santa Maria Maggiore
Descrizione Nell’archivio capitolare della Cattedrale di Barletta è conservata una tavola dipinta a tempera, che rappresenta il Cristo Redentore a figura intera. L’opera, attribuita a Paolo Serafini, è stata realizzata nello stesso periodo in cui fu eseguita la tavola bifacciale della Madonna dell’Assunta. Il Cristo benedicente alla latina, con il labaro della Risurrezione nella mano sinistra, è vestito secondo il modulo iconografico del Gran Sacerdote; la sua figura si staglia sul fondo oro dell’intera tavola, stretta ed alta, quasi luce su luce che rimanda all’evento evangelico della Trasfigurazione. Il Cristo ha i capelli lunghi che ricadono sulle spalle e il volto dall’espressione ieratica e veste i panni sacerdotali. Il disegno bizantineggiante della linea non esprime la figura del Pantocrator, ma sottolinea l’uomo della sofferenza. Gesù regge sì con la sinistra la croce astile, simbolo della Risurrezione, ma sulle mani e sui piedi porta evidenti le ferite della Crocifissione. La lunga e sottile stola rossa, emblema per eccellenza del sacerdote – decorata da motivi floreali e conclusa da una croce su entrambi i lati – indica che l’uomo del sacrificio è anche il sacerdote della nuova alleanza.

Seta, damasco, velluto, gioielli, quadri sacri e arredi orientali non mancavano nei corredi delle spose delle migliori famiglie pugliesi. I commercianti pugliesi, oltre ai rapporti diretti con l’Oriente, si procuravano tali merci preziose anche indirettamente tramite Venezia, anche se non mancano manufatti provenienti da altre regioni e opere di artisti anche della scuola emiliana e di quella lombarda. Della presenza vivace della contemporanea cultura emiliana resta a testimonianza la doppia icona di Cristo Redentore e della Madonna de Auxiliis conservata nella cattedrale di Barletta e opera di Paolo Serafini da Modena. L’impostazione delle figure della Vergine con Bambino e del Cristo Redentore fanno pensare sia a Vitale da Bologna (prima metà del XIV secolo) per la rigidità dei gesti e l’espressione dolce e umana dei volti, sia a Dalmasio (seconda metà del XIV secolo) per l’impatto volumetrico delle figure che rimandano alla formazione giottesca del pittore. La tavola è firmata al di sotto della figura della Vergine ed è particolarmente venerata nella città di Barletta sia perché messa in rapporto con l’evento della Disfida del 1503, sia perché, fatto molto più importante, legata alla tradizione liturgica del culto dell’Assunta presente nelle nostre terre molti secoli prima della proclamazione del dogma e testimoniata dalle molte immagini della Vergine con Bambino venerate sotto questo titolo (vedi ancora, in Barletta, l’icona della Basilica del Sepolcro). A Paolo Serafini viene anche unanimamente riferita l’icona a figura intera del Redentore: i tratti del volto – come la parte superiore della tunica – sono del tutto simili a quelli della figura del Redentore della tavola bifacciale, di forma romboidale con marcati il naso e le arcate sopraccigliari, mentre i capelli, raccolti dietro la nuca, si dividono in due bande ondulate. Di pregevole fattura è la decorazione della tunica e del manto.                                        Luigi Nunzio Dibenedetto