Amnesty International ha sollecitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad andare oltre la condanna dell’attacco che, il 25 maggio, ha ucciso più di un centinaio di civili nella città siriana di Houla. Il Consiglio di sicurezza deve deferire immediatamente la situazione della Siria alla Corte penale internazionale.
Secondo le fonti raggiunte da Amnesty International, tra cui un testimone oculare, il bombardamento e i raid da terra da parte dell’esercito siriano nella zona di Teldo hanno causato la morte di almeno 108 civili, tra cui 34 donne e 50 bambini.
“L’alto prezzo pagato dai civili a Houla deve spingere il Consiglio di sicurezza ad agire all’unisono e a deferire immediatamente la situazione della Siria alla Corte penale internazionale” – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. “Di fronte a questa escalation, la missione degli osservatori delle Nazioni Unite deve aumentare di numero e rafforzare il suo mandato. Il governo siriano deve consentire alla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta, istituita dal Consiglio Onu dei diritti umani, di entrare nel paese e verificare le denunce di violazioni commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto”.
Amnesty International ha ricevuto i nomi di oltre 1300 persone uccise in Siria dal 14 aprile, giorno dell’inizio della missione degli osservatori delle Nazioni Unite.
Secondo attivisti locali, nel corso del pomeriggio del 25 maggio soldati di guardia a un posto di blocco nella zona di Houla hanno sparato contro una manifestazione pacifica; l’opposizione armata ha allora attaccato il posto di blocco e il fuoco incrociato ha provocato un numero imprecisato di vittime. Non è chiaro se, al termine di questi scontri, l’opposizione armata si sia ritirata.
Dalle 20 alle 24, secondo quanto riferito ad Amnesty International da un testimone oculare, l’esercito siriano ha lanciato colpi di artiglieria e razzi contro la città, a volte al ritmo di uno al minuto. Uomini in uniforme nera, individuati come membri dell’intelligence siriana, hanno compiuto raid nel quartiere di Teldo, uccidendo decine di civili. Quando sono giunti sul posto, la mattina dopo, gli osservatori delle Nazioni Unite hanno aiutato gli abitanti a trasportare i corpi delle vittime in una vicina moschea. Non è stato possibile, tuttavia, recuperarli tutti, a causa della continua presenza delle forze di sicurezza siriane.
Sessantadue tra le persone uccise facevano parte della famiglia Abd al-Razaq di Teldo. Erano state uccise a colpi di arma da fuoco, salvo un bambino che aveva il cranio fracassato, presumibilmente dal calcio di un fucile.
Molti uomini avrebbero lasciato la zona in anticipo, avendo appreso di un possibile, imminente attacco. Di altre persone si sono perse le tracce, non è chiaro se perché fuggite o catturate.
Negli ultimi giorni, secondo quanto riferito dagli attivisti locali ad Amnesty International, la presenza delle forze di sicurezza siriane nella zona di Houla è aumentata e sono stati istituiti quattro nuovi posti di blocco sulla strada principale.
Domenica 27, l’agenzia d’informazione statale Sana ha diffuso una dichiarazione secondo cui le vittime di Houla erano state uccise da “gruppi terroristi legati ad al-Qaeda”. Lo stesso giorno, un portavoce del ministero degli Affari esteri ha affermato che “una commissione d’inchiesta militare” era stata nominata per indagare su quanto accaduto a Houla.
“L’esperienza delle precedenti indagini interne ci dice che non dobbiamo aspettarci conclusioni significative nemmeno da questa“- ha commentato Luther. “Non siamo a conoscenza di un solo presunto autore di violazioni dei diritti umani, appartenente alle forze del regime siriano, che sia stato portato di fronte alla giustizia in questi 14 mesi di protesta e rivolta“.
Sempre domenica 27, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato l’attacco a Houla ma non ha preso alcuna misura concreta per impedire nuovi attacchi del genere.
“La Russia deve cessare di impedire al Consiglio di sicurezza di avviare un’azione decisiva per porre fine alle sofferenze in Siria. Dovrebbe in primo luogo collaborare a deferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale” – ha concluso Luther.
Sin dall’aprile 2011, Amnesty International ha denunciato i crimini contro l’umanità commessi dalle forze siriane nel contesto della repressione delle proteste, iniziate un mese prima. L’organizzazione per i diritti umani ha ripetutamente chiesto alle Nazioni Unite di deferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale e ha sottolineato che i crimini in questione sono soggetti alla giurisdizione universale.
Amnesty International ha ricevuto i nomi di circa 9750 persone uccise dall’inizio delle proteste, tra cui oltre 700 bambini.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 29 maggio 2012