Autore /Ambito | A. ignoto argentiere di influenza veneziana; B. manifattura veneziana |
Datazione | A. prima metà XIII secolo; B. metà XIV secolo |
Materia/Tecnica | A. argento dorato, filigranato e sbalzato con inserzione di cabochon con gemme; B. argento dorato, con parti a fusione, filigranato, sbalzato e cesellato |
Misure | A. 9.5×5 cm; B. 31×9.5 cm |
Provenienza | chiesa di santa Maria di Nazareth |
Descrizione | A. La stauroteca, di piccole dimensioni, presenta il modello della croce patriarcale di Gerusalemme, a doppia traversa. Un pezzo notevole della reliquia del Sacro Legno, tenuto fermo da dentelli metallici ribattuti, è alloggiato nella struttura cruciforme del ricettacolo, leggermente sopraelevato e privo di vetro di protezione. Il legno della reliquia presenta due incisioni cruciformi all’incrocio dei due bracci ed ha la stessa forma della custodia. Impreziosiscono il manufatto una fila continua di minute perline e cinque castoni ovali, avvolti da un filo cordonato, che contengono, tagliati a cabochon: un vetro rosso nella parte superiore; un’ametista a destra; un corallo a sinistra; un vetro verde e uno blu nella parte inferiore. Lo spessore presenta un listello liscio, mentre il verso è decorato da un raffinato motivo fitomorfo con ventitré fiori quadripetali, distribuiti su un fondo puntinato. La presenza di due fori, posti alla stessa altezza nelle parti estreme della croce, fa ipotizzare fosse presente un cordoncino con il sigillo cereo dell’ispezione vescovile, a garanzia dell’autenticità della reliquia; si può supporre che la stauroteca possa essere anche stata utilizzata come croce pettorale. Difficile stabilire una datazione precisa di questa stauroteca. Si può osservare che la tecnica d’inserire le gemme a cabochon in castoni smerlati e circoscritti in basso da un sottile cordoncino è tipica dei manufatti di produzione veneziana; va anche considerato che il motivo del quadripetalo è comune alle decorazioni di epoca normanno-sveva. È da sottolineare la similarità che si può istituire fra questa stauroteca e il bracciale cosiddetto di Santa Margherita, custodito nella cattedrale di Santo Stefano a Caorle, assegnato a una manifattura veneta del XII-XIII secolo. In base a queste considerazioni e valutata la provenienza del manufatto dalla chiesa di Santa Maria di Nazareth in Barletta, si potrebbe attribuirlo a un orafo veneziano, magari con una sua bottega in città e datare alla prima metà del XIII secolo. Questa stauroteca, nella sistemazione in cui è giunta a noi, era inserita in un reliquiario a croce che era stato adattato appunto a questo scopo; non vi è dubbio che i due manufatti sono stati pensati e realizzati per fini differenti e uniti in un’unica funzione in un’epoca che è difficile precisare.
B. Il reliquario ha un alto e ampio piede ad otto lobi terminanti a punta e profilati da un delicato filo di perline; questi poggiano su una piccola fascia decorata a filigrana con motivo di loggette gotiche, innestate su una lamina leggermente più grande che ripete il motivo dei lobi. Il fusto è composto da un dado quadrangolare, decorato con lo stesso motivo a loggette della base, su cui si imposta un parallelepipedo liscio chiuso da due profilature a linea doppia; segue il nodo, con un ricco motivo a sbalzo e con l’inserzione di quattro coppette esapetale con una sfera al centro (pomi di melograno?). Segue un cubo anch’esso chiuso da due profilature a linea doppia e un dado identico a quello sottostante sul quale si impostano le due volute che reggono le figure a tutto tondo di Maria e di Giovanni. Le volute terminano con un capitello che regge una base quadriloba nella cui cornice corre un motivo di dodici quadripetali chiusi fra due linee bombate. Questa particolare presenza dei due personaggi a tutto tondo si ritrova in molti manufatti di epoca gotica; il più stringente paragone va forse istituito con la croce conservata al Louvre, proveniente dalla chiesa di Saint Vincent a Laon e datata ante 1205. Ma è interessante notare la presenza, nel tesoro di San Marco a Venezia, di un reliquiario profondamente diverso nella resa plastica delle decorazioni, ma simile nell’impostazione delle piccole sculture, la stauroteca del Maestro Gerardo, datata ante 1216. Tornando al nostro reliquiario, sullo stesso dado da cui partono le volute si imposta la croce conclusa nelle terminazioni da quattro quadrilobi su cui sono sbalzati i simboli dei quattro Evangelisti. L’inserzione del vetro per la lettura della stauroteca, alloggiata all’interno del reliquiario, ha cancellato quella superiore, l’angelo di Matteo; sulla traversa sono raffigurati il leone di Marco e il toro di Luca, mentre in basso è posta l’aquila di Giovanni. Il verso della croce è decorato da un delicato motivo fogliaceo a filigrana. Le caratteristiche tecniche della lavorazione dell’argento, tipiche delle botteghe veneziane e la composizione stilistica del manufatto fanno propendere per una datazione al XIV secolo e una provenienza diretta dalla città lagunare, o perlomeno per un’esecuzione da parte di un orafo veneziano dimorante in Barletta. Luigi Nunzio Dibenedetto |