Cofanetto in avorio

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Autore /Ambito manifattura siculo-araba
Datazione XII-XIII secolo
Materia/Tecnica avorio dipinto, elementi in bronzo
Misure 10×12 cm
Provenienza cattedrale di santa Maria Maggiore
Descrizione Il piccolo cofanetto in avorio presenta una forma cilindrica, con decorazioni vegetali e animali stilizzate elegantemente dipinte: si riconoscono pavoni affrontati con colli intrecciati, rapaci che assalgono gazzelle, alberi stilizzati. Le parti in bronzo originarie sono le staffe lanceolate, la cerniera e la serratura mentre le piccole catenelle sono stata aggiunte successivamente in epoca imprecisata forse quando l’oggetto fu utilizzato in ambito ecclesiastico, per poi entrar a far parte del tesoro della cattedrale. Varie sono le ipotesi circa il suo impiego liturgico come, per esempio, l’utilizzo come incensiere, pur mancando tracce di bruciature, o forse più verosimilmente come pisside pensile. Si può, tuttavia, avanzare l’ipotesi di tabernacolo o reliquario pensile, soprattutto considerando le analogie con un altro cofanetto in avorio con coperchio conservato nella chiesa di san Giacomo Maggiore di Barletta, riutilizzato nel XVI secolo come reliquario della lingua di san Bartolomeo. Per la tipologia di oggetto e per le decorazioni di chiara ispirazione araba – più precisamente fatimida e mesopotamica per le decorazioni animali – che ci indicano una sua originaria destinazione profana, il cofanetto si inserisce pienamente nella produzione di manufatti siculo-arabi collocabili tra il XII e il XIII secolo. Numerose le analogie con altri esemplari conservati al Kaiser Friedrich Museum di Berlino, nel Museo germanico di Norimberga, nella cattedrale di Palermo. Per quanto riguarda la sua provenienza, pur non associando il suo arrivo a Barletta con quello dello scrigno e della gabata bronzei legati alla spedizione punitiva di Giovanni Pipino a Lucera, non si esclude, tuttavia, anche per questo cofanetto una provenienza dalla città “dei Saraceni”. Ad avvalorare questa ipotesi sono stati trovati frammenti di avorio presso il palazzo imperiale federiciano, facendo pensare ad una presenza in quel periodo di botteghe artigiane che lavoravano questo prezioso materiale.