Repositorio: A.; B.

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Autore /Ambito A. ambito napoletano; B. argentiere napoletano
Datazione A. fine XVI secolo, inizi XVII secolo; B. primi anni del XIX secolo
Materia/Tecnica A. legno scolpito e dipinto con oblò in vetro; B. legno scolpito e dipinto con applicazioni in argento sbalzato e cesellato
Misure A.72 x 60 x h. 105 cm; B. 77.5 x 58 x h. 85 cm
Marchi e stemmi B. testa di Partenope e un 5; il marchio dell’argentiere: lettere inserite in un riquadro a forma di croce, chiaramente leggibile solo la D. Potrebbe trattarsi del punzone F.D.G.C. usato dai fratelli Del Giudice
Provenienza A. Chiesa di Sant’Antonio; B. Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Santa Maria Maggiore in San Pietro
Descrizione Questo tipo di urna eucaristica, detto repositorio, viene usato per deporre il Santissimo Sacramento dopo la celebrazione del Giovedì Santo “nella cena del Signore”, su quello che liturgicamente è chiamato “altare della reposizione” ma che popolarmente viene chiamato “sepolcro”. Il repositorio A. proviene dalla chiesa di sant’Antonio (dovremmo meglio dire di San Francesco, titolo che le è proprio fin dalla fondazione, nella prima metà del XVI secolo, modificato solo agli inizi del XX secolo). Si tratta di una vera e propria scultura in legno a tutto tondo. L’urna poggia su un alto basamento piramidale decorato da una serie continua di toro, scozia e fasce lisce alternate, di varie dimensioni, nei colori verde acqua e oro, che sono poi i colori dello sfondo (verde) e delle decorazioni (oro) di tutto il manufatto. Chiude la base una cornice con un motivo a larghe foglie d’acanto alternate e sovrapposte ad ovuli. L’urna si presenta decorata su tre facce, mentre quella posteriore è liscia e in legno grezzo; in essa si apre lo sportello dal quale è possibile inserire il Santissimo. Ampie volute fogliate, di gusto classico, inquadrano agli angoli sia la cassa che il coperchio: due tronchi di piramide bombati, contrapposti per la base e separati da una stretta fascia. Le facce sono decorate da motivi di volute di vario disegno; al centro della parte superiore della faccia principale della cassa è posto il sole eucaristico: un vetro colorato rosso cremisi è circondato da un tondo di onde scolpite su cui si innesta la raggiera. In corrispondenza, in alto, sul coperchio, è scolpita una conchiglia affiancata da volute a forma di esse. Il manufatto va collocato nell’ambito della produzione napoletana della fine del XVI – inizi del XVII secolo, per motivi interni allo stile con cui sono scolpiti i particolari del repositorio, quali la cornice decorata che corona il basamento e la conchiglia del coperchio, che rimandano al repertorio della scultura tardocinquecentesca. Confermano la datazione anche motivi esterni, relativi alla storia della chiesa e al suo corredo scultoreo (nello stesso museo è presente la statua del Cristo morto che le ricerche dei recenti restauri hanno reso possibile datare con certezza al pieno XVI secolo).

Il repositorio B. viene ancora attualmente usato in cattedrale durante i riti della Settimana Santa ed è stato eseguito, come l’urna eucaristica processionale del Venerdì Santo, su commissione dell’ Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Santa Maria Maggiore in San Pietro. Fra le notizie rese note da S. Santeramo si legge che il Bonorum del 1719 della suddetta Arciconfraternita, a firma di A. Affaitati, reca scritto: “Anche l’urna che si mette al Sepolcro nel Giovedì Santo è di ebano e guarnita d’argento e fu fatta anche dalla famiglia Marulli il 1718”. Sottolinea S. Santeramo che quest’urna va distinta da quella per “antonomasia” del Venerdì Santo che, sempre dallo stesso Bonorum, risulta donata dalla nobile Antonia Marulli ed essere di velluto nero con decorazioni in argento (andata persa e sostituita dall’attuale tutta in argento – v. scheda dedicata). In effetti sul lato frontale del repositorio, al di sotto della raggiera del sole eucaristico, è applicato, in argento sbalzato, lo stemma dei Marulli: un leone passante sormontato nel capo da una croce scorciata; lo scudo è circondato da volute fogliate e sovrastato da una corona gigliata. Sono stati rilevati i punzoni; si trovano: sullo sbalzo con la raffigurazione della brocca e del bacile, sullo stemma dei Marulli, su due delle decorazioni a volute che ornano il centro della base. Risultano non completamente leggibili; i due marchi dell’argento sono comunque la testa di Partenope, entro un riquadro, e un 5: marchio di garanzia usato dal 1° gennaio 1809 al 31 dicembre 1823 dal controloro dell’Officina di Garanzia di Napoli (il 5 indica che la lega d’argento è di millesimi 834); il marchio dell’argentiere è indicato da lettere inserite in un riquadro a forma di croce, di esse è chiaramente leggibile solo la D. Potrebbe trattarsi del punzone F.D.G.C. usato dai fratelli Del Giudice, attivi a Napoli fra la fine del XVIII secolo e i primi anni del XIX secolo e con tutta probabilità è quello consolare del padre Filippo. Alla sua morte i figli, Giuseppe e Gennaro, vennero nominati argentieri ordinari del Tesoro di San Gennaro nel 1786. Furono entrambi, in momenti successivi, consoli dell’arte degli orefici ed ebbero, nella stessa, una posizione di prestigio. Eseguirono importanti lavori per conto della Deputazione della cappella del Tesoro di San Gennaro e il loro nome è legato ad una serie di pregevoli statue in argento. La lettura dei punzoni indica che il repositorio attualmente in uso, sempre donato dalla famiglia Marulli, non è però quello del 1718, bensì un altro realizzato nei primi anni del XIX secolo. Esso presenta una struttura quadrangolare ansata poggiante su quattro piedi; è in legno laccato in nero e oro sul quale sono applicate le decorazioni d’argento; quelle delle cornici e degli angoli sono lavorate a motivi floreali, mentre quelle delle fasce centrali, sia della cassa che del coperchio, riproducono i simboli della Passione: il velo della Veronica, la tunica, i flagelli, i chiodi, la tenaglia, la colonna con il gallo, la scala, la lancia, la spugna imbevuta d’aceto, la brocca col bacile, la mano con la borsa dei denari, la lanterna. Le due facce principali sono decorate dal Sole Eucaristico: una grande raggiera con la parte centrale chiusa da legno dorato, circondata da un giro di nuvole e completata da lunghi raggi. Il contrasto fra la luce delle applicazioni in argento e delle cornici dorate dell’urna con il nero dello sfondo crea un effetto di particolare suggestione e rende il manufatto singolare, nonostante la semplicità della composizione.                      Luigi Nunzio Dibenedetto