Autore /Ambito | Vincenzo Caruso |
Datazione | prima metà del XIX secolo |
Materia/Tecnica | argento sbalzato, cesellato |
Misure | 10×10,5 cm |
Marchi e stemmi | punzone sotto la teca V. Caruso; sulla croce: croce N/8 (con barretta che taglia la N,emblema personale del saggiatore Gennaro Mannara) |
Provenienza | chiesa di san Cataldo |
Descrizione | Il piccolo oggetto liturgico in argento, utilizzato per la conservazione delle ostie ed in particolare dell’ostia destinata all’esposizione nell’ostensorio, presenta una forma circolare molto sobria nella forma e nella decorazione. Una sottile fascia perlinata corre lungo l’orlo superiore della teca, mentre il coperchio leggermente rigonfiato presenta un raffinato motivo decorativo, un fitto intreccio romboidale che contiene piccoli fiori. L’interno, come consuetudine, è dorato e contiene la lunetta per sostenere l’ostia, utilizzata a volte anche per l’eventuale trasferimento nell’ostensorio vero e proprio. Sulla sommità del coperchio una croce con raggi lanceolati su cui è chiaramente leggibile il marchio dell’argentiere Vincenzo Caruso – V./Caruso entro ovale – e il bollo di garanzia, una croce accompagnata da una N/8. La N appare tagliata nella parte superiore da una barra che rappresenta l’emblema personale del saggiatore Gennaro Mannara. Da questi punzoni, che ritroviamo anche sulla base della teca, possiamo circoscrivere la datazione agli anni trenta-sessanta dell’Ottocento: infatti, l’argentiere napoletano Vincenzo Caruso è attivo a partire dal 1826, il bollo di garanzia viene utilizzato dopo il 1839, anno del decreto borbonico che immetteva tale bollo per gli oggetti sacri, e il saggiatore Gennaro Mannara è attestato fino al 1863. |