Cartegloria

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Autore /Ambito oreficeria napoletana
Datazione terzo decennio del XIX secolo
Materia/Tecnica argento sbalzato, inciso, vetro, carta
Misure 35,5×21cm; 39×45 cm
Marchi e stemmi testina di Partenope con barretta che taglia la N e il numero 8
Iscrizioni “a divozione de’ fratelli del fu Gennaro ed Ignazio Dellisanti. Gloria in excelso deo”
Provenienza chiesa di san Cataldo
Descrizione Dal XVI secolo in poi era uso comune, per il sacerdote, avvalersi di parti scritte poste sull’altare per aiutare la memoria. Il nome “cartagloria” deriva dall’uso iniziale di adoperare solo il testo del Gloria cui, in seguito, si aggiunsero altre preghiere fino ad arrivare al XVII secolo, durante il quale alla tabella centrale ne vennero affiancate altre due che potevano avere la stessa dimensione o essere più piccole di quella centrale. In seguito alla riforma liturgica avviata dal Concilio Vaticano II e alla conseguente adozione di nuovi testi e l’orientamento dell’altare verso il Popolo, i servizi di cartagloria sono entrati in disuso. Le cartegloria della chiesa di san Cataldo sono quattro, le due centrali si ponevano sull’altare l’una accostata all’altra dal lato più alto e recano il testo del Credo e del Gloria. Queste prime due cartegloria hanno un andamento sinuoso a L e sono decorate a sbalzo con foglie di acanto e fiori; la parte superiore si conclude con motivo spiraliforme decorato nella parte interna da palmette. Leggermente diverse sono le cartegloria più piccole che si ponevano ai lati delle più grandi e contengono il  Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18), il testo del Lavabo e la formula di benedizione dell’acqua; decorate a sbalzo con motivi vegetali che incorniciano le estremità della dedica incisa “a divozione de’ fratelli del fu Gennaro ed Ignazio Dellisanti. Gloria in excelso deo” e terminanti a sinistra con un motivo spiraliforme entro cui è finemente lavorato un fiore di grandi dimensioni. La dedica è presente su tutte le cornici che tra l’altro sono caratterizzate da peducci a forma di zampe animali. Il supporto cartaceo manoscritto posto all’interno delle cornici è vergato con inchiostro bruno, le maiuscole sono dorate e tutt’intorno vi è una bordatura color verde petrolio con piccole foglie dorate che sapientemente conferisce profondità al testo e rimarca i contorni della lavorazione della cornice. Sul bordo delle cartegloria è riscontrabile il piccolo punzone del saggiatore Gennaro Mannara il quale dal 1835 al 1839 usò come personale distintivo la testina di Partenope vista di profilo, una barretta che tagliava la N  e l’8. La figura del saggiatore era d’obbligo nelle officine in seguito alla legge del 17 dicembre 1808 e aveva il compito di eseguire il saggio per verificare l’autenticità del titolo impresso.