Datazione | III-I secolo a.C. |
Materia/Tecnica | tufo, pietra calcarea, laterizi |
Provenienza | scavi della cattedrale di santa Maria Maggiore |
Descrizione | A circa tre metri dall’attuale piano di calpestio della cattedrale, sono state individuate importanti emergenze archeologiche risalenti al periodo daunio-romano. Gli scavi effettuati tra il 1993 e il 1994, infatti, hanno messo in luce straordinarie scoperte che hanno anticipato di molti secoli la frequentazione del sito della Cattedrale ed in generale del borgo antico di Barletta. Scoperte che confermano una preesistente organizzazione del vicus preromano ben radicato nella zona castello-cattedrale. La testimonianza più importante del periodo daunio-romano è costituita dal ritrovamento di quattro tombe a grotticella – di cui due più rilevanti ed una sola indagata – e di due strutture, una canaletta di scolo ed un impianto artigianale, che testimoniano un insediamento abitativo nella zona. I rinvenimenti funerari si concentrano nella zona delle fondazioni delle absidi romaniche, anche se dovevano estendersi per un’area di più vaste dimensioni, come testimoniano i dati rilevati durante un intervento del XIX secolo nella zona antistante la cattedrale. In corrispondenza dell’abside centrale e meridionale sono emerse due tombe a grotticella scavate direttamente nel banco calcarenitico-tufaceo, materiale relativamente tenero e facile da lavorare. La tomba indagata è quella posta in corrispondenza dell’abside centrale e ricalca la tipologia del vano frontale in asse con il dromos (discendente da Est a Ovest). L’ingresso alla tomba presenta stipiti e architrave scavati nella roccia e due lastroni in tufo come battenti, elementi realizzati con una certa precisione e regolarità che attestano soluzioni costruttive di un livello medio-alto. Destinato inizialmente ad un’unica famiglia, il vano indagato ha restituito tracce di più sepolture e corredi funerari collocabili tra il III e il I secolo a. C., evidente segnale di un riuso della tomba. Le altre due strutture funerarie individuate da tracce di dromoi, lungo il lato meridionale, sono state pesantemente manomesse dalle successive costruzioni. Nella zona della sesta campata è stato rinvenuto un sistema di canalizzazione con andamento nord-sud, che taglia trasversalmente il sottosuolo della Cattedrale, mentre tra la seconda e la terza campata è stato individuato un impianto artigianale di ridotte dimensioni scavato nella roccia, con stipiti in laterizio e tracce di bruciato. La presenza di un sistema di canalizzazione e di una struttura artigianale (forse una fornace) testimoniano l’utilizzo abitativo della zona vicino a strutture funerarie. Questa tipologia di insediamento, con presenza di «necropoli frammiste a unità abitative» è caratteristica dell’età arcaica e di molti abitati indigeni dauni che solitamente scompare tra il IV-III secolo a. C., quando un’organizzazione più complessa degli abitati sposta le necropoli ai margini della zona urbana e lungo le arterie viarie che partono dal centro abitato. Il passaggio ad insediamenti abitativi più complessi non avverrà in maniera repentina o in contemporanea per tutti i centri dauni (M. C. D’Ercole, Barletta in età preromana, 1990). Infatti, la datazione proposta per i corredi funerari (III-I a. C.) conferma la persistenza di pratiche funerarie indigene in un periodo in cui era avvenuta la romanizzazione nella Puglia centro-settentrionale. La presenza di queste emergenze archeologiche confermano l’ipotesi di un insediamento preromano a Barletta, già attestato in precedenza da contesti funerari in diverse zone della città, in particolare lungo la via per Canosa. Si tratta di un centro abitato legato alla presenza di un approdo portuale che all’epoca doveva dipendere dalla vicina e più importante Canusium e collegato comunque a tutti gli insediamenti presenti lungo la valle dell’Ofanto. |