Mosaici pavimentali della basilica paleocristiana

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Autore /Ambito maestranze di influenza greco-balcanica
Datazione metà VI secolo
Materia/Tecnica pietre varie, cotto
Provenienza scavi della Cattedrale di Santa Maria Maggiore
Descrizione Dai frammenti rinvenuti della pavimentazione a mosaico si può giustamente ritenere che l’intera area della basilica paleocristiana di Barletta era rivestita da decorazioni musive. La parte più consistente di essi è stata ritrovata nella navata meridionale che risulta decorata da due pannelli musivi; il primo occupa una lunghezza di m. 12 e, partendo dal vano posto in fondo, ad est, nella stessa navata, si estende fino alla settima campata; il secondo, di cui si è conservato un unico lacerto, doveva estendersi dalla settima campata fino alla parete di ingresso della basilica. Entrambi i pannelli presentano una cornice che corre tutt’intorno alla decorazione centrale: su una campitura di tessere bianche corrono una duplice serie di linee continue che incorniciano un motivo a treccia a due capi, con crocetta inscritta negli occhielli. La parte centrale della pavimentazione posta più ad est è occupata da una “composizione reticolata di esagoni tangenti per quattro angoli, formanti quadrati e stelle di quattro punte in colori contrastanti” secondo la definizione contenuta nel repertorio di Balmelle et alii, 1985, utilizzato da R. Giuliani nel suo studio “I mosaici del complesso paleocristiano di Barletta” pubblicato nel 2000. Questo schema compositivo è piuttosto raro, anche se attestato nella decorazione pavimentale, databile al VI secolo, di alcune case private a Rimini. La decorazione centrale della pavimentazione posta più ad ovest nella navata meridionale è formata da piccoli riquadri contenenti pelte contrapposte e cerchio in cui è inscritta una losanga a lati curvilinei. Il confronto più stringente è con il tappeto musivo della chiesa dell’Aghia Trias a Aighialousa nell’isola di Cipro, ma elementi simili si trovano anche nel San Leucio di Canosa. La decorazione pavimentale della navata centrale – che si conserva in due frammenti, attigui il primo alla sesta campata nord e l’altro alla settima campata sud – è sottolineata da una doppia cornice; quella esterna, più ampia, presenta un motivo a pseudo-meandro e quella interna, più stretta, uno ad onde correnti a giro incompleto. La cornice inquadra nel primo frammento un motivo a cerchi allacciati, all’interno dei quali si alternano circoletti e losanghe, nel secondo un disegno composto dall’alternanza di cerchi e quadrati. Confronti possono essere fatti con il complesso di San Giovanni a Canosa, la basilica A di San Giusto presso Lucera e la basilica di Rufenzio ad Egnazia. Del pavimento a mosaico della navata nord si conservano tracce solo della cornice, decorata da una treccia a calice. Altri frammenti riguardano la decorazione di sei intercolumni; del corridoio nord fra la recinzione presbiterale e gli intercolumni; dell’ambiente a est della navata meridionale interpretato come pastophorion; infine due piccoli frammenti con un motivo a squame sono quello che rimane del tappeto musivo del presbiterio. I frammenti della pavimentazione a mosaico della basilica paleocristiana sottostante la Cattedrale di Barletta ci forniscono chiare indicazioni sia sul fatto che l’intera area di calpestio era rivestita di un tappeto musivo, sia che i pannelli dello stesso sottolineavano con il loro differenziarsi la composizione degli spazi all’interno della basilica. I motivi geometrici disegnati dalle tessere su una campitura bianca, nei colori nero, grigio, giallo e rosso (con la presenza del rosa in un unico frammento) e il materiale delle stesse (pietre varie, ad eccezione di quelle rosse, ricavate da laterizi) inseriscono il pavimento barlettano nel quadro della produzione presente nell’area geografica apulo-lucana lungo il corso dei secoli V e VI, con una spiccata influenza di matrice adriatico-ellenica, in particolare delle produzioni egee del secolo VI.                 Luigi Nunzio Dibenedetto