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Nel simbolo della vite
il mistero della Chiesa comunione e missione
Il tralcio della vite a forma di S (iniziale della parola Sinodo): il Sinodo è epifania dell’intera comunità dei credenti saldamente compaginata in Cristo. Egli è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo fare (cfr. Gv 15,1-5) (LG 6). Il colore giallo, scelto per il tralcio, è simbolo di luce. Cristo è luce delle genti, Salvatore di tutti gli uomini – come da monogramma alla base del tralcio (JHS, Jesus hominum Salvator) – e Pane di vita per il cammino.
Il tralcio è adorno di sette foglie: le sette città della chiesa diocesana. Tre più grandi per indicare proprio le tre città che definiscono la nostra Chiesa diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie, quattro più piccole per indicare le altre città: Corato, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli. Il tralcio è graficamente rappresentato in modo prospettico a richiamare la strada, il senso stesso del Sinodo che è esperienza di Chiesa in cammino.
La cornice ovale, a mo’ di abbraccio, esprime la natura della Chiesa sacramento universale della salvezza (LG 48), che in Cristo abbraccia tutta l’umanità rigenerata in lui.
Il colore rosso dell’ovale e delle foglie della vite, indica, come ci ricorda Sant’Agostino, che quella vite che diffonde in tutto il mondo i suoi tralci fruttuosi, tanto più diviene rigogliosa quanto più è irrigata dal molto sangue dei martiri (cfr. De Catechizandis rudibus, XXIV, 44). È altresì il rosso del fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra (cfr. Lc 12,49). È il fuoco dell’amore e della missione che da Cristo passa alla sua Chiesa, come la linfa dalla vite ai tralci. Come il tronco comunica ai tralci la qualità e la condizione della sua propria natura, così la sola Parola generata dal Padre dà all’umanità, e soprattutto a coloro che sono uniti a lui nella fede, il suo Spirito. Egli concede loro ogni santità, li rende parenti e partecipi della natura propria e di quella del Padre, li nutre d’amore e mette in loro la conoscenza di ogni virtù e bontà (Clemente Alessandrino, PG 73, 331-334).