Riflessione Arcivescovo Veglia di preghiera in preparazione ordinazioni diaconali
Saluto tutti, buona serata. In particolare, Michele e Paolo! Ci siamo raccolti qui in Cattedrale per pregare, pregare per voi che domani sarete ordinati diaconi. La preghiera, come abbiamo ascoltato, ha un filo conduttore, l’acqua.
E la composizione di questa preghiera, il confezionamento di questa preghiera è stato profetico. Stamattina ci siamo svegliati con la pioggia. E senza saperlo, questa giornata così piovigginosa ci ha preparati alla preghiera.
Nell’acqua! i testi ci hanno ricordato che nell’acqua siamo stati generati, nell’acqua siamo stati purificati, nell’acqua siamo stati chiamati. Ecco, credo siano dei motivi per noi di riflessione, di preghiera, e poi per la Chiesa intera sono motivi di impegno, di vita concreta. E per voi che sarete diaconi motivi di testimonianza, di testimonianza alla Chiesa e al mondo intero.
La vita, poi la misericordia che diventa conversione, e infine la chiamata che è vocazione, sono elementi che domandano testimonianza. E credo che voi come diaconi siete proprio chiamati a questo impegno, perché la Chiesa intera possa vivere questa dimensione diaconale. E mi spiego meglio! Trovo in questi testi dei riferimenti proprio al cammino che la Chiesa sta vivendo in questo tempo, cioè cammino sinodale.
Ci sono proprio dei riferimenti alla dimensione sinodale della Chiesa. Il primo testo è tratto dal Libro della Genesi, ci racconta la creazione da parte di Dio e lo fa con un doppio genere letterario. La creazione è quella più, diciamo, filosoficamente intesa come un fare dal nulla.
Quando il testo dice: Dio disse, sia luce e la luce fu. Creazione da nulla! Poi il testo continua descrivendo la creazione da parte di Dio come un’opera di separazione, di distinzione.
La separazione delle tenebre dalla luce, e quindi fu giorno e fu notte. E poi la separazione delle acque che sono sopra il firmamento dalle acque che sono sotto il firmamento.
E poi la separazione le acque dalla terra. E poi ancora un’altra separazione, quella dei germogli, delle erbe, ciascuna secondo la propria specie. È tutto un separare, un distinguere.
E poi ancora la separazione degli alberi, ciascuno secondo la propria specie. Dio, cioè, crea, dà vita, separando. Perché questa separazione permette il passaggio dal caos iniziale alla vita.
Questo noi lo chiamiamo con il nostro linguaggio … discernimento. È il discernimento! Il discernimento sia come opera di separazione, di distinzione, di chiarimento, ma anche il discernimento come passaggio attraverso questa separazione dal caos alla vita.
Perché il discernimento è ciò che permette di vivere e di essere generativi. Ora, questa è la prima preghiera che facciamo per tutti noi, per la Chiesa, per voi come diaconi che siete chiamati a vivere come testimoni! Perché la Chiesa possa vivere tutto questo. Possiamo essere persone capaci di passare sempre di più dal caos alla vita.
Persone capaci di discernere, di distinguere, di separare. Perché voi possiate vivere e perché altri possano vivere.
Il secondo testo che abbiamo ascoltato, sempre tratto dal libro della Genesi: nell’acqua siamo stati purificati, il testo che ci parla del diluvio universale.
Il diluvio universale nel linguaggio sapienziale dei primi undici capitoli della Genesi non è una punizione di Dio! Ma il diluvio universale è la possibilità che Dio dà di rinascere dopo tutto quello che l’uomo aveva combinato precedentemente, dopo la prima creazione. È come se fosse una seconda creazione, una possibilità nuova, frutto della misericordia di Dio.
Ed è straordinario tutto questo. Perché noi, in forza di questo insegnamento, possiamo essere certi che mai nulla è da essere considerato come totalmente perduto. Perché c’è la misericordia di Dio che dà la possibilità di ricominciare.
Dà la possibilità di ricominciare se noi viviamo la conversione. La conversione! E questo è ugualmente un elemento fondamentale del cammino sinodale, la conversione!
E la conversione nostra, non la conversione degli altri! L’abbiamo capito bene durante questo tempo. Ci stiamo interrogando come essere Chiesa che vive in questa epoca nuova.
Ma come essere Chiesa in questa nuova epoca non aspettando o pretendendo che gli altri cambino. Cambiando noi! Cambiando noi!
La conversione! Abbiamo ricordato anche stasera a Molfetta questo convegno regionale per la pastorale giovanile e vocazionale con la relazione della dottoressa Paola Bignardi. Nell’avvicinarci ai giovani, quello che serve, prima di tutto, non è pretendere che loro cambino! Ma avere coraggio di cambiare noi! La nostra conversione, prima di tutto! E questa è la seconda preghiera per voi, che sappiate vivere la conversione, il cambiamento. Come avete raccontato, il cambiamento che magari avete vissuto negli anni passati.
Ma ci sono tanti altri cambiamenti, tante altre conversioni che vi aspettano. Perché una persona che non è capace di conversione serve a poco. Così come una Chiesa che non sa vivere il rinnovamento di sé, il cambiamento, la conversione, servirebbe a poco. E portare vita agli altri.
E poi ecco il terzo brano. Nell’acqua siamo stati chiamati! Un brano straordinario questo che ci viene raccontato dall’Evangelista Giovanni. E’ la chiamata che viene intanto testimoniata da Gesù. E che dovrebbe poi essere seguita da Pietro e dagli altri apostoli, tutti noi. Ed ecco la testimonianza poi del diacono, dei diaconi: la chiamata al servizio! La chiamata al servizio: fare dono nella propria vita, morire perché gli altri vivano. Però questo morire perché gli altri vivano significa anche vivere noi.
Ma questa è la verità. Morire noi perché gli altri vivano permette a noi di vivere. Questa però non è teoria. Questa è vita concreta! Ed è – ecco il terzo motivo di preghiera per voi – questo testo agganciato al tempo della sinodalità: Dove siamo chiamati a camminare tutti insieme. Come fratelli e sorelle! Tutti come battezzati! In comunione! Senza prevaricazioni, senza che nessuno si senta al di sopra degli altri! Per cui voi che siete entrati in seminario non è che siete meglio degli altri, perché non state al di sopra degli altri!
E domani sera con l’ordinazione diaconale non state al di sopra degli altri! State un gradino al di sotto degli altri nel servizio. Come Gesù che si è incarnato, si è abbassato.
E il diaconato, che poi dura per sempre, per tutta la vita, non è soltanto un momento dei vostri giorni che il Signore ha in cuore di donarvi. Il diaconato testimonia proprio questo. Lo stare un gradino al di sotto degli altri.
Abbassarsi per vivere il servizio! Proprio ieri o l’altro ieri, quando è stato Papa Francesco – il quale ha una scorta di riferimenti che costituisce il suo vocabolario al quale attinge ogni qualvolta deve dare un pò forza a quello che lui vuole offrirci come insegnamento … giustamente se lo facesse con un insegnamento forbito, di parole difficili, di discorsi lunghi più o meno verrebbe capito, più o meno verrebbe ascoltato …allora lui giustamente tira fuori alcune parole da questo vocabolario e poi rimangono impresse, sono efficaci, ci fanno riflettere – E l’altro giorno, parlando del carrierismo nella Chiesa, dunque egli si stava rivolgendo agli insegnanti, se non erro, e a tutto il personale, i dirigenti dell’Istituto Giovanni Paolo II, ha detto: il carrierismo mi fa schifo. Questa non è una parola che un Papa durante un incontro ufficiale dovrebbe utilizzare. Ma secondo me, non so se secondo voi, secondo me fa bene. Perché se avesse cominciato a parlare del carrierismo, ripeto, con tutto un discorso tranquillo, teologico, pastorale probabilmente nessuno ci avrebbe fatto caso. Attenzione, non si è rivolto alle persone, non ha detto: i carrieristi. Ha detto: il carrierismo è una parola che mi fa schifo. E ciò dovrebbe fare schifo a tutti! Se ci sentiamo parte di una famiglia! Perché vi pensate voi, immaginate una famiglia dove c’è un papà che vuole fare carriera! Mettendosi o sentendosi al di sopra o un figlio nei confronti dei genitori. È una cosa che fa schifo! E nella Chiesa è tutta un’altra musica, bella, straordinaria! È la musica del servizio, del dono, del morire per gli altri. E questo ci fa vivere. E questo è quello che stiamo vivendo nel tempo del cammino sinodale.
Allora noi preghiamo per voi, perché possiate essere delle persone di servizio. E perché possiate essere persone che fanno piovere. Persone che fanno piovere nel senso della generazione, della generatività. Nel senso della conversione, della misericordia. Nel senso appunto del servizio. E possiate essere così testimoni di questa Chiesa che sta vivendo un tempo straordinario che si chiama il tempo del Cammino Sinodale. Auguri.