Il documento denuncia una tendenza, vistosamente operante nel panorama cultuale contemporaneo, per la quale se da un lato è forte l’attenzione alla propria vita, dall’altro, è debole, e talune volte inesistente, verso quella altrui. Questo atteggiamento di diffidenza è accentuato soprattutto verso la vita nascente: ‘così chi attende di nascere, rischia di non vedere mai la luce, e chi attende in un Istituto l’abbraccio di due genitori, rischia di vivere per tutta la vita con il desiderio di un evento che mai accadrà’.
Si tratta perciò di promuovere sempre più una cultura di fiducia e di accoglienza della vita altrui, attraverso l’impegno di ciascuno, con iniziative atte a favorire ‘la compagnia alle madri in difficoltà’, con l’invito alla famiglia ad aprirsi all’adozione e all’affido temporaneo (a proposito è ricordato che, a breve, verranno chiusi gli istituti di accoglienza dei bambini e ragazzi senza genitori). Ogni gesto di accoglienza della vita, ogni adozione o affidamento da parte della famiglia deve essere supportato da ‘una rete di solidarietà concreta, fatta non solo di complimenti ed esortazioni, ma di tante forme di solidarietà’, quasi da una sorta di ‘un’avventura collettiva, in cui gli altri ci sono, vivi e presenti’.
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