LE CONFRATERNITE DA IN COMUNIONE N.7
“La Confraternita si pone come esempio per il rinnovamento ed approfondimento della vita cristiana di tutti gli iscritti, che devono distinguersi per lo zelo, la partecipazione attiva alle sacre celebrazioni, l’ascolto della Parola di Dio, il servizio ai poveri… compiendo
opere di misericordia spirituale e materiale, in una visione cristiana della vita e della morte, soprattutto verso i confratelli soli, anziani o malati, con visite, assistenza…” (tratto dall’art. 3 dello statuto delle confraternite).
Le Confraternite sono un luogo e uno spazio privilegiato della religiosità popolare, una fabbrica permanente di sedimentazione
della stessa e di sviluppo di tutti gli elementi utili e preziosi per una pastorale che sia la più vicina al popolo e interprete fedele di quanto il popolo sente, esprime e spera.
Credo nella capacità evangelizzatrice della religiosità popolare che rappresenta una religiosità spontanea, nell’approccio fiducioso del popolo ai grandi misteri della fede.
Tanta buona gente che ci ha preceduto si sarà salvata recitando il rosario, affidando tutto – salute, famiglia, raccolto, vita – nelle mani di Dio.
Le nostre Confraternite sono anche, non lo dimentichiamo, scuole di democrazia. Il confratello è confratello sempre, anche quando non ha la divisa. Quest’ultima non viene mai dismessa, è la scelta che ognuno di noi ha fatto: essere al servizio della Chiesa e dei fratelli. La nostra è una vera e propria vocazione laicale. Il confratello è, e deve essere, un testimone, deve dimostrare sempre di vivere la propria vita da testimone del Vangelo.
Tantissime volte siamo stati accusati di non saper testimoniare la nostra fede, di essere litigiosi come in un’assemblea condominiale, la compagnia della morte oppure un museo storico. Talvolta questo può succedere e tantissimi, purtroppo, lo pensano. Per questo dobbiamo cambiare e trovare la chiave comunicativa per far conoscere ciò che siamo. Dobbiamo tornare alle origini, non alle vecchie tradizioni, ma rinnovandoci rimanendo ancorati ai principi che hanno dato vita alle prime confraternite. La prima vera confraternita,
non dimentichiamolo, è stata formata dai discepoli.
Pertanto le Confraternite hanno diritto-dovere di collocarsi dignitosamente e non marginalmente, fra i grandi movimenti che animano oggi la vita della Chiesa.
Le Confraternite non sono chiamate a gestire ruoli residuali nella Chiesa, anche se c’è una maggioranza di confratelli anziani, nella Chiesa non si va mai in pensione.
Di fronte a Cristo siamo tutti giovani. Le Confraternite devono riprendere questo loro ruolo e diventare uno dei grandi movimenti che operano all’interno della Chiesa, e che animano la Chiesa. Siamo chiamati ad essere protagonisti.
Le Confraternite non sono rughe sul volto della Chiesa, le Confraternite contribuiscono a rendere eternamente e giovanilmente sorridente il volto di Cristo e della Chiesa.
Se non si vive come si crede, si finisce di credere nel come si vive.
Voglio concludere con l’esprimere i ringraziamenti più sinceri, i miei personali e di tutte le Confraternite dell’Arcidiocesi, alla redazione di “In Comunione” per lo spazio riservato, da questo numero, alle Arciconfraternite e Confraternite della nostra Arcidiocesi all’interno del giornale.
Infatti da questo numero tutte le 55 confraternite attive nella nostra diocesi, che rappresentano circa 16.000 iscritti, a turno, avranno la possibilità di inserire all’interno di questo spazio la propria storia e la propria opera evangelizzatrice.
Ancora grazie. Fraternamente
Giacomo Caio
Direttore Ufficio diocesano per le Confraternite