«CIAO, CARISSIMO GESU’ ….»

Lettera per il Santo Natale di Don Mario Pellegrino, sacerdote fidei donum in Brasile

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«CIAO, CARISSIMO GESU’ ….»

 

Lettera per il Santo Natale di Don Mario Pellegrino, sacerdote fidei donum in Brasile

 

Qui nella parrocchia di Mirinzal, abbiamo appena terminato di celebrare la festa dedicata allo Spirito Santo che già entriamo nel tempo dell´avvento: è bello sapere che tu Dio non ti stanchi mai di stare tra noi; non ci abbandoni, ma ci cerchi ogni giorno; ci desideri perchè ci ami; e, ancora una volta, vieni al nostro incontro, ti manifesti come il Dio con noi, che fai questione di stare in mezzo a noi nelle spoglie di un Bambino.

In questi tempi, come ci racconta Isaia, nella Liturgia della Notte di Natale, sperimentiamo il nostro essere quel popolo che, camminando nelle tenebre, vede una grande luce (cf. Is 9,1). Siamo popolo in cammino, un poco smarriti perchè ci avvolgono fitte tenebre non solo intorno a noi (vedi, ad esempio, lo spettro della pandemia che, appena ci illudiamo di averla superata, ritorna con più forza con una nuova variante), ma anche dentro di noi, quando il nostro cuore si chiude nel suo guscio egoista, quando prevalgono l´indifferenza e l’orgoglio, la menzogna o la ricerca del proprio interesse, la pigrizia e il comodismo.

Si, amato Gesù, abbiamo bisogno di luce, di Te che sei la nostra luce! E Tu, in questa notte, viene a dirci che la luce di cui abbiamo bisogno non è nel luccichio degli addobbi, ma nelle fasce che ti avvolgono in una grotta; così come che il Tuo essere qui in mezzo a noi non si ritrova nel natale “consu-mistico” delle vetrine dei negozi con le sue luci fredde e appariscenti, ma nel “mistico” Natale di una stalla, dove (sembra incredibile) troviamo tutto l´essenziale per vivere lo spirito dell´accoglienza. Tu vieni a dirci che il senso della vita non lo troviamo nei vestiti eleganti e sontuosi che facciamo questione di indossare per apparire superiori e migliori degli altri, ma nella calorosa paglia dell´ospitalità e della solidarietà, del servizio e dell´amore; non nella visita ai supermercati che ci “riempie” appena di cose, ma nella capacità di accogliere Te, Dio misericordioso, nei nostri cuori, Tu presente in un bambino e in ogni essere umano che ci circonda.

Infatti, sono proprio convinto che le luci degli addobbi natalizi che abbelliscono le nostre strade e i centri commerciali si limitano appena a anestetizzare la nostra coscienza, nascondendo le tenebre che ci portiamo dentro; e ho timore che, anno dopo anno, in questa festa natalizia, non ci sia più posto nel cuore di molti il desiderio di viverlo con Te, che sei il vero festeggiato. E con rammarico vedo che arriviamo al Natale con le solite pance piene, ma con i cuori vuoti; con la momentanea gioia della celebrazione del “Natale dei regali” all’ultimo minuto, senza dare un minuto del nostro tempo a Te, vero Regalo per noi: Dio che si fa Bambino per vivere tra noi.

E, come duemila anni fa, Tu Gesù, continui a nascere nell’indifferenza dei più, quando Natale diventa una festa dove i protagonisti siamo noi, anziché Te; quando le luci del commercio gettano nell’ombra la tua luce di Dio; quando ci affanniamo per i regali e restiamo insensibili a chi è emarginato.

Si, è vero, amato Gesù, la notte di Natale continua ad avere tutto il suo fascino: dalle solenni celebrazioni alla visita del presepe, dalla cena in famiglia alla consegna dei regali, dagli auguri che ci scambiamo ai buoni propositi per un futuro migliore. E tutto questo è condivisibile, bello, buono e giusto, ma non possiamo lasciarci rubare il senso autentico di questa festa: Tu vieni in mezzo a noi per farci sognare un mondo nuovo, Tu vieni e ci offri forza e coraggio per costruire una società migliore, usando, proprio come fai Te, appena mezzi semplici e umili; Tu vieni tra noi e ci inviti ad uscire dal “nostro” Natale per viverlo con i tuoi occhi, con gli occhi di Dio; impresa ardua, ma doverosa per ciascun credente.

Si, Il Natale sfida tutti a sognare, mescolando i sogni degli uomini al grande sogno di Dio.

Tu, Bambino Gesù, vieni tra noi per dirci che finora il mondo girava sempre nella stessa direzione: il piccolo al servizio del grande, il potente e il forte che dominano sui poveri e sui deboli; ma ora questo meccanismo della storia si inceppa con la tua venuta; Tu ci offri un rovesciamento: Dio va verso l’uomo, il potente si fa piccolo. Ora il movimento è dal tempio alla grotta, da Gerusalemme a Betlemme, dai magi verso un neonato perché la storia non può più essere quella di prima: Tu, Dio, entri nel mondo dal punto più basso, da una grotta, da una stalla; inizi dalla periferia, dagli ultimi della fila, dai pastori, affinchè nessuno sia escluso. E da lì inviti tutti noi a ripartire, perché il mondo sia nuovo, perchè solo questo ribaltamento consente una vita buona, bella e felice, non solo per pochi, ma per tutti.

Ricordo come dom Helder Camara, un vescovo-profeta brasilano, amava ripetere: “Beati quelli che sognano: trasmetteranno speranza a molti cuori e correranno il dolce rischio di vedere il loro sogno realizzato”. Qual è dunque il mio sogno di uomo, di credente, per ognuno di noi e per il nostro popolo per questo Natale?

È quello di un mondo in cui ci si voglia bene, dove si ami il bene comune al di sopra del proprio interesse, privilegiando le grandi rotte della crescita comune, della promozione dei più deboli, del rispetto della dignità di ogni uomo, della tutela della vita in ogni sua fase e della pace in ogni contesto.

Sogno persone che sappiano farsi avanti per servire, e altre che sappiano mettersi da parte per creare condizioni di dialogo e di consenso plausibili per tutti; sogno una politica a favore dei popoli più deboli e svantaggiati, fieramente impegnata a ripudiare la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti; sogno una cultura di vita e non di morte, capace di condividere e trasmettere a tutti ragioni per vivere e sperare, unanime nel rifiutare ogni logica di sopraffazione e ogni tentazione di violenza.

E questo sogno diventa possibile, è realtà, e ciascuno di noi può sostenerlo, perchè come ci ricorda San Paolo, in questa notte santa, come un fascio di luce chiarissima, “È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini” (cf. Tt 2,11): la grazia che è apparsa nel mondo sei Tu, Gesù, venuto nella nostra storia, condividendo il nostro cammino, per liberarci dalle tenebre e donarci luce, senso al nostro esistere!

In Te è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Tu, Gesù, sei l’Amore fattosi carne, il senso della nostra vita, Tu che hai posto la tua tenda in mezzo a noi.

Che bello contemplare oggi quei pastori che sono i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della tua nascita: sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. Con loro, anche noi ci fermiamo davanti a Te in silenzio; con loro ti ringraziamo, Signore, e ti benediciamo, perchè ti sei abbassato per noi: Tu immenso, ti sei fatto piccolo; Tu ricco, ti sei fatto povero; Tu onnipotente, ti sei fatto debole.

Con gli occhi carichi di emozione, vogliamo in questa notte condividere la gioia di questo Vangelo: Dio ci ama, ci ama tanto che dona il suo Figlio come nostro fratello, come luce nelle nostre tenebre.

Tu ci ami così come noi siamo e ci annunci una grande gioia: la felicità non è un miraggio, è possibile e vicina; una gioia possibile a tutti, anche per la persona più ferita e piena di difetti, non solo per i più bravi o i più seri. Si, la sorgente delle felicità è questa: oggi vi è nato un salvatore; il Dio venuto a portare se stesso, luce nel buio, fiamma nel freddo, amore dentro il disamore. Per questo, qualcuno ha definito il Natale come il corteggiamento di Dio che ci seduce con/come un bambino: Dio è il bacio, caduto sulla terra a Natale, e il Natale è l’abbraccio di Dio a me, a te, a ciascuno di noi.

E’ sconvolgente pensare che Tu, Signore, Ti fai uomo perché ogni uomo possa riconoscersi in Te: non ha nessuna logica se non l’eccedenza del Tuo amore.

E´ straordinario contemplare Te, Dio, che ti fai piccolo e indifeso: un Dio bambino che vivrà solo se i suoi genitori lo ameranno, solo se Giuseppe e Maria si prenderanno cura di lui; un Dio che si affida totalmente a questa coppia di innamorati al punto da dire: “Se voi non mi amerete, io non riuscirò a vivere”.

Mi vengono i brividi a pensare che Tu, Gesù, oggi, ripeti la stessa frase a me, a ciascuno di noi: “Se voi non mi amerete, io non riuscirò a vivere”; Tu sei Dio e vivi unicamente per il mio, per il nostro amore, Tu sei mendicante d’amore: noi possiamo essere la tua culla o la tua tomba, la tua mangiatoia o il tuo calvario.

Tu, amato Gesù, in questo Natale ci inviti alla scelta della piccolezza, a schierarci dalla parte di chi è più fragile, a proteggere il più debole, a difendere la vita in ogni situazione in cui venga minacciata: Tu mi chiami ad essere Tua Madre, madre di Cristo. Nasci in me, Signore!

Si, se vogliamo festeggiare il Natale, contempliamo la semplicità fragile di un piccolo neonato, la mitezza del suo essere adagiato, il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono. Tu Dio stai là. È curioso come il Vangelo parla dei grandi di quel tempo, ma Tu, Dio, non ti fai presente lì; non appari nella sala nobile di un palazzo regale, ma nella povertà di una stalla; non nei fasti dell’apparenza, ma nella semplicità della vita; non nel potere, ma in una piccolezza che sorprende.

E per incontrarTi bisogna che anche noi andiamo lì, dove Tu, Gesù, stai: occorre che ci chiniamo, ci abbassiamo, che anche noi ci facciamo piccoli. Tu, Bambino, ci inviti a lasciare le illusioni dell’effimero per andare all’essenziale, a rinunciare alle nostre insaziabili pretese, ad abbandonare l’insoddisfazione perenne e la tristezza, per ritrovare nella semplicità di Te, la pace, la gioia, il senso luminoso della vita.

Si, davanti a Te, Bambino nella mangiatoia, vogliamo lasciarci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide mangiatoie del rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti; dai bambini che non vengono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma solo armi.

Anche noi, in questa notte santa, vogliamo lasciarci interpellare e

convocare da Te, Gesù, andare al tuo incontro con fiducia, a partire dalle nostre gioie e speranze, come dai nostri limiti e peccati; vogliamo lasciarci toccare dalla tua tenerezza che salva. Così, in Te, Gesù, assaporeremo lo spirito autentico e completo del Natale: la bellezza di essere amati da Dio; stiamo davanti alla mangiatoia, per contemplare e amare Te, Gesù, che nasci come pane per la mia/nostra vita; e, contemplando il Tuo amore umile e infinito, ti diciamo semplicemente grazie: grazie, perché hai fatto tutto questo per me, per ciascuno di noi.

 

Vieni, Signore Gesù, Maranathà!

 

 

Vostro, Mario Pellegrino

Sacerdote fidei-donum in Brasile