Prot. 1134-24 – Decreto Giubileo 2025
Archivi
NUOVI INCARICHI PASTORALI
In data 20 ottobre 2024, con un “Comunicazione alla Chiesa Diocesana”, l’Arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo ha reso note “le nomine per alcuni incarichi pastorali.
Prot.n.379-24-C1 Comunicazione nuovi incarichi pastorali del 20 ottobre 2024
In data 20 ottobre 2024, con un “Comunicazione alla Chiesa Diocesana”, l’Arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo ha reso note “le nomine per alcuni incarichi pastorali.
«Carissime e Carissimi, – scrive l’Arcivescovo – la nostra Chiesa diocesana, nell’espressione di gratitudine per la buona riuscita del Convegno diocesano i cui frutti sapranno maturare nel corso di questo nuovo anno pastorale, è chiamata pure a ravvivarsi nella lode al Signore per il dono di sette nuovi presbiteri, da me ordinati sabato 12 ottobre u.s.
A loro affido i seguenti incarichi, con decorrenza 1° novembre p.v., perché possano offrire il proprio generoso servizio a beneficio della comunità diocesana:
Sac. Silvio CALDAROLA, vicario parrocchiale della parrocchia “B. V. Maria di Loreto” in Trinitapoli.
Sac. Giuseppe CASSANO, vicario parrocchiale della parrocchia “S. Maria del Pozzo” in Trani.
Sac. Michele CUSANNO, vicario parrocchiale della parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” in Barletta e collaboratore presso la Cancelleria Arcivescovile.
Sac. Michele FABIANO, vicario parrocchiale della parrocchia “S. Maria di Passavia” in Bisceglie.
Sac. Leonardo GAUDIOSO, vicario parrocchiale della parrocchia “Sacra Famiglia” in Corato.
Sac. Francesco MENNEA, servizio pastorale presso la RSA e il Centro di Spiritualità “Oasi Nazareth” in Corato e vicario parrocchiale della parrocchia “Madonna delle Grazie” in Corato.
Sac. Salvatore SCARINGELLA, vicario parrocchiale della parrocchia “Santa Maria di Costantinopoli” in Bisceglie e collaboratore presso l’Ufficio Amministrativo Diocesano.
Inoltre comunico che il Sac. Nicola SALVEMINI è nominato vicario parrocchiale della parrocchia “San Francesco” in Corato.
A tutti auguro un proficuo lavoro pastorale a servizio della comunione ecclesiale».
OMELIA DELL’ARCIVESCOVO IN OCCASIONE DEL CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRIMA DELLA BENEDIZIONE DELL’ORATORIO SAN GIOVANNI BOSCO PRESSO LA PARROCCHIA CUORE IMMACOLATO DI MARIA, BARLETTA, 28 SETTEMBRE 2024
LA LETTERA DELL’ARCIVESCOVO ALLA DIOCESI IN OCCASIONE DELL’INIZIO DEL NUOVO ANNO PASTORALE 2024/2025
Prot._340-24-C3_-_Lettera_alla_diocesi_inizio_anno_pastorale_2024-25
CLICCA QUI PER L’ISCRIZIONE AL CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO
In occasione dell’inizio del nuovo anno pastorale 2024/2025, l’Arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo, in data 26 settembre 2024, ha inviato una lettera alla comunità diocesana, nella quale è indicato l’orizzonte ideale e pastorale al quale la medesima comunità deve tendere e accostarsi. Di seguito il testo integrale del documento. Un particolare rilevante: l’Arcivescovo auspica che al primo momento previsto, il Convegno pastorale diocesano, veda la partecipazione dei giovanissimi.
«Carissime e Carissimi,
il Convegno pastorale diocesano, che si svolgerà il 17, 18 e 19 ottobre prossimi, segna l’inizio del nuovo anno pastorale per la Chiesa diocesana ed è momento importante di ascolto, confronto e crescita. Nell’invitarvi mi piacerebbe che la partecipazione si estendesse a tutti i nostri giovanissimi, perché sia concreto il proposito di camminare insieme. Chiedo ai Segretari dei Consigli pastorali parrocchiali di indicare il numero di eventuali partecipanti della fascia di età 14-17 anni all’ indirizzo
segreteriapastorale@arcidiocesitrani.it. Alla presente allego la locandina e il link per compilare la necessaria iscrizione di giovani e di adulti.
Il Cammino sinodale, che stiamo compiendo insieme alla Chiesa universale (Seconda sessione del Sinodo) e alle Chiese che sono in Italia (fase “profetica” del Cammino sinodale), è l’impegno della nostra Famiglia diocesana (presbiteri, diaconi, religiosi e laici) a sintonizzarci con l’azione misteriosa e concreta dello Spirito Santo nella storia.
Imparare a comprenderne i segni, per orientare mente, cuore e mani, è lo scopo anche del Percorso Diocesano di Formazione (PDF) dal titolo “Leggere il presente con occhi di Pentecoste. L’alfabeto delle Scritture e i linguaggi umani”. Esso prevede 2 incontri diocesani: lunedì 18 novembre 2024 con il prof. Paolo Benanti dal tema “Missionari nell’ambiente digitale: l’avvento dell’AI” e venerdì 13 dicembre 2024 con la dott.ssa Paola Bignardi dal tema “Metamorfosi del credere. Accogliere nei giovani un futuro inatteso”. A ciascuno di questi incontri seguirà domenica 24 novembre 2024 e domenica 15 dicembre 2024 un confronto di approfondimento e attuazione nelle cinque zone pastorali.
Il 29 dicembre 2024, in comunione con tutte le Diocesi del mondo, apriremo l’Anno Giubilare “Pellegrini di speranza” con la Celebrazione eucaristica in Cattedrale. Cuore del “cammino di speranza” del 2025 sarà il Pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma il 22 marzo. In ogni parrocchia durante il tempo dell’Avvento avranno luogo specifici incontri di preparazione e nelle singole città celebreremo la liturgia penitenziale secondo il seguente calendario: 6 marzo (Margherita di Savoia), 7 marzo (San Ferdinando di Puglia), 10 marzo (Barletta), 11 marzo (Trani), 12 marzo (Bisceglie), 13 marzo (Trinitapoli), 14 marzo (Corato). Lunedì 17 marzo in Cattedrale vivremo la veglia di preghiera in preparazione al Pellegrinaggio diocesano, mentre sabato 7 giugno in Cattedrale con la veglia giubilare diocesana di Pentecoste invocheremo insieme il dono dello Spirito Santo, alimento della nostra speranza.
Per ciascuna di queste iniziative saranno comunicate più precise indicazioni. Intanto chiedo a tutti di prendere nota di questi appuntamenti comunitari e di tenerne conto nella programmazione delle altre attività pastorali.
Nell’attesa di incontravi, vi benedico e vi assicuro la mia preghiera».
SPERA E AGISCI CON IL CREATO
Nell'ambito del "Tempo del creato" 2024, il prossimo Venerdì 27 settembre dalle ore 17:30 presso il PARCO ARCHEOLOGICO SANTA GEFFA, in TRANI, vivremo la Giornata Diocesana del Creato.
Nell’ambito del “Tempo del creato” 2024, il prossimo Venerdì 27 settembre dalle ore 17:30 presso il PARCO ARCHEOLOGICO SANTA GEFFA, in TRANI, vivremo la Giornata Diocesana del Creato.
Ci sarà una visita guidata al Parco, a cui seguirà un momento di testimonianza e preghiera interreligiosa presieduto dal nostro Arcivescovo.
Per questioni di ordine pratico è opportuno iscriversi al link
LE NUOVE NOMINE DELL’ARCIVESCOVO
Cammino sinodale, missione e corresponsabilità i criteri ispiratori
Prot.n.305-24-C1 Comunicazione alla Chiesa diocesana nuove nomine 2024
L’Ufficio diocesano di Cancelleria ha reso noto la “Comunicazione alla Chiesa diocesana relativa alle nomine per alcuni Uffici e Incarichi pastorali” di mons. Leonardo D’Ascenzo, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie.
La missiva, datata 29 agosto 2024, si apre con un messaggio esplicativo circa le ragioni di fondo alla base delle nomine operate dall’Arcivescovo:
«Carissime e Carissimi,
la nostra Arcidiocesi. pienamente partecipe del cammino sinodale delle Chiese in Italia, intende continuare quel processo di riforma, nella disponibilità allo Spirito Santo, per un’autentica conversione sinodale e missionaria.
Alla luce di tale cammino sono da intendersi le nuove nomine di collaboratori che condividano con me la sollecitudine per l’evangelizzazione, in particolare quelle relative agli Uffici e Servizi diocesani che prevedono una più spiccata sensibilità e corresponsabilità sinodali.
Colgo l’occasione per ringraziare sia quanti, prodigandosi al meglio con le loro risorse e le loro competenze, hanno concluso il loro mandato, sia coloro che, offrendo generosamente il loro sì per il bene della comunità diocesana, si sono resi disponibili per i nuovi incarichi.
Le seguenti nomine decorrono dal l° ottobre p.v.».
UFFICI E SERVIZI DIOCESANI
- Sig.ra Stefania STEFANACHI, Sig.ra Angela LATTANZIO, Sr. Maddalena LONGOBARDI, Codirettrici dell’Ufficio per la Catechesi;
- Sig. Savino DI PERNA, Sig.ra Arcangela DELCURATOLO, Diac. Giuseppe LISO, Sig.ra Gina SCARINGELLA, Codirettori dell’Ufficio Famiglia e Vita;
- Sac. Aurelio CARELLA, Sig. Angelo LAROSA, Sig.ra Martina PERRONE, Codirettori del Servizio di Pastorale Giovanile.
ALTRI INCARICHI PASTORALI
- P. Paolo DICORATO, OMD, Amministratore parrocchiale della parrocchia “Beata Maria SS.ma del Rosario” in S. Ferdinando di Puglia (dal 10 settembre);
- Sac. Pasquale QUERCIA, Amministratore parrocchiale della parrocchia “S. Chiara” in Trani;
- Sac. Matteo LOSAPIO, Vicario parrocchiale della parrocchia “Sacra Famiglia” in Barletta;
- Sac. Massimo SERIO, Collaboratore parrocchiale della parrocchia “S. Lucia” in Barletta;
- Sac. Domenico BRUNO, Vicario parrocchiale della parrocchia “S. Silvestro” in Bisceglie;
- Sac. Alessandro FARANO, Cappellano delle Suore Ancelle della Divina Provvidenza e Incaricato per l’assistenza religiosa presso “Universo Salute – Opera Don Uva” in Bisceglie;
- Sac. Francesco LATTANZIO, Vicario parrocchiale della parrocchia “S. Giuseppe” in Corato;
- Sac. Giuseppe PAVONE, Assistente diocesano Unitario e del Settore Adulti di Azione Cattolica;
- Sac. Domenico Savio PIERRO, Assistente diocesano del Settore Giovani e del Movimento Studenti di Azione Cattolica;
- Sac. Michele PIAZZOLLA, Assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi e Responsabile della Sezione dell’Ufficio Matrimoni per la zona pastorale “ofantina” di Margherita di Savoia, Trinitapoli e S. Ferdinando di Puglia.
Mons. D’Ascenzo chiude il documento con le seguenti parole: «Invito tutti i membri del popolo di Dio ad accogliere quanti sono stati nominati con stima e fiducia, sostenendoli con la preghiera e la fattiva collaborazione. A tutti auguro un proficuo servizio pastorale in favore della comunione ecclesiale.
AMICIZIA CON GESÙ – La meditazione dell’Arcivescovo nella Giornata della Santificazione Sacerdotale Corato, 7 giugno, Oasi Nazareth
2024.06.07.Riflessione_Arcivescovo_Giornata_della_Santificazione_Sacerdotale
«Carissimi Fratelli Sacerdoti, oggi, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, celebriamo la Giornata della Santificazione Sacerdotale. Una giornata di preghiera suggerita dal Dicastero per il Clero (all’epoca Congregazione) e istituita il 25 marzo 1995 da San Giovanni Paolo II, perché la preghiera offerta per la santificazione dei Sacerdoti possa ottenere di riflesso il dono della santità di tutto il Popolo di Dio, a cui il loro ministero è ordinato. In effetti, il sacerdozio ministeriale è al servizio di quello comune di tutti i battezzati, che si attua concretamente nella risposta libera e gioiosa alla chiamata universale alla santità.
Il legame tra questa Giornata e la festa del Sacro Cuore suggerisce immediatamente la necessità di ritornare a contemplare il cuore del Maestro, a posare il capo sul suo petto tutte le volte che ne avvertiamo il bisogno, e di attingere continuamente al fiume di grazia e di misericordia che scaturisce dal suo fianco trafitto, per riscoprire la bellezza del ministero ordinato e ravvivare il dono ricevuto» (Dicastero per il Clero, Giornata della Santificazione Sacerdotale, 5 ottobre 2023).
Riscoprire la bellezza del nostro ministero e ravvivare il dono ricevuto domandano a ciascuno di noi di vivere l’esperienza dell’amicizia profonda con il Signore e posare il nostro capo sul suo petto, consapevoli delle stanchezze, delle delusioni o scoraggiamenti che ci accompagnano. Contemporaneamente, domandano di vivere l’esperienza di amicizia con Gesù e attingere al fiume di grazia e di misericordia che scaturisce dal suo fianco trafitto, consapevoli delle nostre mancanze.
In una lettera di Santa Caterina da Siena a fra Tommaso della Fonte, suo primo confessore, così leggiamo:
«questa cella è come un pozzo, che contiene l’acqua e la terra. […] la terra è la nostra miseria: conosciamo, infatti, che noi per noi stessi non siamo, e che riceviamo da Dio il nostro essere. Inestimabile e infuocata carità. Ci è data l’acqua viva, cioè la vera conoscenza della dolce e vera volontà di Dio, il quale non vuole altro che la nostra santificazione. Entriamo, dunque, nelle profondità di questo pozzo: standoci dentro, necessariamente avverrà che conosciamo noi stessi e l’amore di Dio per noi. Conoscendo noi stessi come coloro che per sé non sono, diveniamo piccoli e umili, ed entriamo così nel cuore di Gesù, ardente, consumato d’amore e squarciato dalla ferita, come una finestra senza imposte che non si chiude mai. E guardandoci dentro, con l’occhio della volontà libera che Dio ci dona, vediamo e conosciamo che egli altro non vuole che la nostra santificazione».
La santificazione, per ognuno di noi, passa attraverso l’amicizia con Gesù e, contemporaneamente, è quel riconoscimento della nostra povertà che ci permette di avvicinarci a Lui perché rinnovi e renda bello il nostro essere preti. È questo il percorso che fece il primo degli apostoli.
Pietro era stato destinatario di una scelta speciale da parte di Gesù: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18); «Tu sei Simone… Ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)» (Gv 1,42). Questa, in qualche modo, è anche la storia della nostra vocazione, abbiamo ricevuto un nome nuovo, una missione, un compito particolare da realizzare nella storia della salvezza.
E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò» (Matteo 26,33-35).
Come ben sappiamo, Pietro rinnegò Gesù per ben tre volte e affermò: «Non conosco quell’uomo» (Mt 26,72).
A questo tradimento seguono le lacrime dell’apostolo e poi la riscoperta della bellezza della relazione con Gesù: dopo aver mangiato del pesce insieme ai discepoli, il Risorto gli domanda: «Simone di Giovanni, mi ami tu?» (Gv 21,16). Sentiamo queste parole rivolte a noi…
Amicizia con Gesù e dolore dei peccati
Santa Teresa d’Avila dice che è un’ingenuità supporre che «le anime con le quali nostro Signore si comunica in un modo che si crederebbe privilegiato, sono, nonostante ciò, così sicure di questo che non debbono mai più sentire la necessità di temere o di piangere i loro peccati». Il dolore e il riconoscimento dei propri peccati, dei propri errori, è qualcosa che riguarda ogni persona, perfino coloro che vivono esperienze mistiche particolari, certamente anche noi presbiteri.
«Dovete essere veramente testimoni di un modo diverso di fare e di comportarvi. Ma nella vita è difficile che tutto sia chiaro, preciso, disegnato in maniera retta. La vita è complessa, è fatta di grazia e di peccato. Se uno non pecca, non è uomo. Tutti sbagliamo e dobbiamo riconoscere la nostra debolezza. Un religioso che si riconosce debole e peccatore non contraddice la testimonianza che è chiamato a dare, ma anzi la rafforza, e questo fa bene a tutti. Ciò che mi aspetto è dunque la testimonianza. Desidero dai religiosi questa testimonianza speciale» (Papa Francesco, Svegliate il mondo, Colloquio con i Superiori Generali, 29 novembre 2013).
Conseguenza del peccato e di un amore ferito
Parliamo di un dolore che è naturale conseguenza di qualcosa che ci ha fatto del male, che ci ha feriti, e che ha lasciato un segno. Il peccato ferisce chi lo compie ma anche gli altri, l’ambiente e perfino il cuore di Dio, il cuore trafitto di Gesù crocifisso (cf. il peccato dei progenitori descritto nel capitolo 2 del libro della Genesi).
È conseguenza di un amore ferito. Soltanto chi ama veramente è capace di questo dolore. Una ferita che fa soffrire. Il suo abituale riconoscimento è possibilità di risalire alla sua origine: una storia di amore …che ancora continua!
Dal catechismo
- Che cos’è il dolore dei peccati?
Il dolore dei peccati consiste in un dispiacere e in una sincera detestazione dell’offesa fatta a Dio.
- Di quante specie è il dolore?
Il dolore è di due specie: perfetto, ossia di contrizione; imperfetto, ossia di attrizione.
- Qual è il dolore perfetto o di contrizione?
Il dolore perfetto è il dispiacere di avere offeso Dio, perché infinitamente buono e degno per se stesso di essere amato.
- Qual è il dolore imperfetto o di attrizione?
Il dolore imperfetto o di attrizione è quello per cui ci pentiamo di avere offeso Dio, come sommo Giudice, cioè per timore dei castighi meritati in questa o nell’altra vita o per la stessa bruttezza del peccato.
Anestesie al dolore
A volte si fa finta di niente, ci si anestetizza da questo tipo di dolore, oppure si opera una scissione tra dolore e peccato: si vive il peccato e apparentemente non si sente dolore. Come Davide e il suo peccato con Betsabea, e poi contro Uria, tutto il racconto del capitolo 11 del secondo libro di Samuele non indica alcun sentimento che accompagni le sue scelleratezze…
Nella prima epoca spirituale degli EE (cf S. Ignazio di Lojola), il demonio tenta in modo grossolano facendoci intravvedere i piaceri legati al peccato… altro che dolore! È una modalità di anestetizzare il dolore.
È vivere in modo inappropriato l’esperienza del peccato con il contenuto emotivo corrispondente: è come se uno prendesse tra le mani un ferro rovente e avvertisse una sensazione gradevole, mentre il tessuto della pelle irrimediabilmente viene danneggiato. O facesse del male ad una persona e fosse soddisfatto, contento, mentre l’altro soffre e viene umiliato. Tutto ciò non è normale, indica modalità masochistiche o sadiche, modalità problematiche!
È la sclerocardia, il cuore duro e insensibile che non sente dolore e, probabilmente, neanche vera gioia.
È l’accidia, ossia l’impantanamento nelle cose materiali, l’insensibilità alle cose dello Spirito e al dolore che consegue quando allo Spirito ci si chiude.
Abituale riconoscimento
L’abituale riconoscimento attiva l’esperienza del dolore là dove fosse stata messa a tacere. Questo dolore è opportunità: «Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli» (Gen 2,16); «All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita» (Gen 2,17). Non è un dolore/punizione ma aiuto per non dimenticare la propria dimensione creaturale.
L’abituale riconoscimento dei nostri peccati, è la via che ci porta ad avere la giusta consapevolezza di noi stessi: creature segnate in tanti modi dal limite e dal peccato:
- Vita ansiosa che porta a percepire l’intervento di Dio come in ritardo, e ad allontanarsi dalla via del Signore senza tardare (Cf. Esodo, 32);
- Vita bradicardica, o da bradipo, che porta a delegare ad altri quello che mi compete, rimanendo fermo nelle mie comodità dove mi trovo… (Cf. 2 Samuele, 11);
- Vita irriconoscente che porta a reclamare qualcosa – dammi la parte che mi spetta; non mi hai mai dato – senza accorgersi che mi è stato già dato tutto – tutto ciò che è mio è tuo (Cf. Luca 15).
«Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi» (1 Gv 1, 8-10).
Questa consapevolezza, non deve portarci ad una bassa stima di sé. Non potremmo vivere in modo equilibrato e maturo se vivessimo con una disistima di noi: saremmo abitualmente male, tristi… Questo atteggiamento ci dona l’opportunità di avere una stima di noi fondata, questa volta, a partire dallo sguardo di Dio, uno sguardo misericordioso, capace di perdonarci troppo perché vede in noi creature preziose, sua immagine e somiglianza.
«Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna» (1 Tm 1, 12-16).
Per concludere
Dunque, l’abituale riconoscimento dei nostri peccati ci rimanda al Cuore di Gesù, al volto umano di Dio in Gesù di Nazareth. Il culto del Sacro Cuore ci aiuta a comporre la consapevolezza dei nostri peccati con la consapevolezza della misericordia di Dio, del suo sguardo che ci rende degni di fiducia.
Questa consapevolezza, è consapevolezza di perdono ricevuto e responsabilità di farci donatori di perdono quando celebriamo il sacramento della riconciliazione come ministri, ma anche nelle situazioni che accompagnano la nostra vita, le nostre relazioni, che domandano un cambiamento, una conversione nella direzione dell’amore, della fraternità.
Così diceva San Leopoldo Mandic: «Signore, perdonami se ho perdonato troppo. Ma sei tu che mi hai dato il cattivo esempio!». Seguiamo con coraggio questo cattivo esempio, con la consapevolezza dei nostri peccati che diventa consapevolezza del perdono abbondante ricevuto e responsabilità di vivere il perdono, abbondante, nei confronti dei fratelli.
La segnaletica del Calvario
In questo scritto di don Tonino Bello, troviamo delle indicazioni concrete per arrivare al cuore di Gesù, per maturare nel cammino di santificazione, riscoprire la bellezza del nostro ministero e ravvivare il dono ricevuto:
«Miei cari fratelli, sulle grandi arterie, oltre alle frecce giganti collocate agli incroci, ce ne sono ogni tanto delle altre, di piccole dimensioni, che indicano snodi secondari. Ora, per noi che corriamo distratti sulle corsie preferenziali di un cristianesimo fin troppo accomodante e troppo poco coerente, quali sono le frecce stradali che invitano a rallentare la corsa per imboccare l’unica carreggiata credibile, quella che conduce sulla vetta del Golgota? Ve ne dico tre. Ma bisogna fare attenzione, perché si vedono appena.
La freccia dell’accoglienza. É una deviazione difficile, che richiede abilità di manovra, ma che porta dritto al cuore del Crocifisso. Accogliere il fratello come un dono. Non come un rivale. Un pretenzioso che vuole scavalcarmi. Un possibile concorrente da tenere sotto controllo perché non mi faccia le scarpe. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’identità! Si, perché non ci vuole molto ad accettare il prossimo senza nome, o senza contorni, o senza fisionomia. Ma occorre una gran fatica per accettare quello che è iscritto all’anagrafe del mio quartiere o che abita di fronte a casa mia. Coraggio! Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi.
La freccia della riconciliazione. Ci indica il cavalcavia sul quale sono fermi, a fare autostop, i nostri nemici. E noi dobbiamo assolutamente frenare. Per dare un passaggio al fratello che abbiamo ostracizzato dai nostri affetti. Per stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo. Per porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto. È sulla rampa del perdono che vengono collaudati il motore e la carrozzeria della nostra esistenza cristiana. È su questa scarpata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo ed a misurare la nostra fedeltà al mistero della croce.
La freccia della comunione. Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe qualcosa. Non il cristallo di una virtù che, al limite, con una confessione si può anche ricomporre. Ma il tessuto di una comunione che, una volta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture. Il Signore ci conceda la grazia di discernere, al momento giusto, sulla circonvallazione del Calvario, le frecce che segnalano il percorso della Via Crucis. Che è l’unico percorso di salvezza». (Don Tonino Bello, La segnaletica del Calvario)
foto di repertorio
L’ARCIVESCOVO NOMINA IL COLLEGIO DEI CONSULTORI
L’Ufficio diocesano della Cancelleria ho reso noto il decreto con il quale, in data 11 aprile 2024, l’Arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo ha nominato il Collegio dei Consultori la cui durata è di cinque anni.
I componenti sono:
- Cosimo Damiano DELCURATOLO
- Francesco DELL’ORCO
- Vincenzo DI PILATO
- Leonardo DORONZO
- Sabino MALDERA
- Francesco MASTRULLI
- Giuseppe PAVONE
- Sergio PELLEGRINI
- Leonardo SGARRA
- Luigi TARANTINI
Nel decreto si legge: «Il Vescovo, nell’esercizio del proprio ministero, si avvale dei sacerdoti “saggi collaboratori dell’Ordine episcopale e suo aiuto e strumento” (CONCILIO VATICANO 11, Costituzione dogmatica Lumen Gentium, 28) mediante vari organismi di partecipazione nei quali la natura sinodale della Chiesa si esprime a livello istituzionale. Tra questi assume una peculiare importanza il Collegio dei Consultori, previsto dal diritto universale per l’adempimento dei compiti determinati dallo stesso diritto, i cui membri sono nominati dal Vescovo tra i componenti del Consiglio presbiterale».
COSTITUZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO
L’Ufficio diocesano di Cancelleria ha reso noto il decreto, datato 25 marzo 2024, dell’Arcivescovo Mons. Leonardo D’Ascenzo di costituzione del nuovo Consiglio Presbiterale Diocesano.
Esso, come prevede il Codice di Diritto Canonico, è costituito da un gruppo di sacerdoti che, «rappresentando il presbiterio, sia come il senato del Vescovo; spetta al consiglio presbiterale coadiuvare il Vescovo nel governo della diocesi, a norma del diritto, affinché venga promosso nel modo più efficace il bene pastorale della porzione di popolo di Dio a lui affidata».
Esso consta di tre tipologie di componenti: membri di diritto, membri eletti, membri di libera designazione del vescovo.
Nell’Arcidiocesi di Trani le elezioni hanno avuto luogo il 29 febbraio u.s. Nel decreto, Mons. D’Ascenzo precisa che «tutti i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo e lo esercitano in comunione col Vescovo quali cooperatori dell’ordine episcopale».
Di seguito la composizione dell’Organismo:
MEMBRI DI DIRITTO
- Sergio PELLEGRINI, Vicario Generale
- Emanuele TUPPUTI, Vicario Giudiziale
- Cosimo Damiano DELCURATOLO, Vicario Episcopale per il Clero
- Francesco MASTRULLI, Cancelliere arcivescovile
- Davide ABASCIÀ, Rettore del Seminario diocesano
Membri eletti:
- Dino CIMADOMO, Eletto dalla zona pastorale di Trani
- Angelo DIPASQUALE, Eletto dalla zona pastorale di Barletta
- Pasquale BOVIO, Eletto dalla zona pastorale di Bisceglie
- Luigi TARANTINI, Eletto dalla zona pastorale di Corato
- Domenico MARRONE, Eletto dalla zona pastorale ofantina
- Cosimo Damiano FIORELLA, Eletto dall’assemblea generale dei presbiteri
- Vito SARDARO, Eletto dall’assemblea generale dei presbiteri
- Luigi TEDESCHI, Eletto dall’assemblea generale dei presbiteri
- Domenico GRAMEGNA, Eletto dall’assemblea generale dei presbiteri
- Francesco LA NOTTE, Eletto dall’assemblea generale dei presbiteri
- Francesco MILILLO, O.F.M.Capp, Eletto dall’assemblea generale degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica
- Sabino MALDERA, R.C.I., Eletto dall’assemblea generale degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica
Membri di libera designazione:
- Francesco DELL’ORCO
- Vincenzo Dl PILATO
- Leonardo DORONZO
- Vincenzo MISURIELLO
- Giuseppe PAVONE
- Leonardo SGARRA
L’Arcivescovo a chiusura del decreto afferma che «La presente nomina decorre dalla data odierna per la durata di un quinquennio. Con l’auspicio che questo organismo consultivo sia un’autentica espressione della comunione ecclesiale e presbiterale, porgiamo fervidi auguri di buon servizio apostolico».
INTEGRAZIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
L’Ufficio di Cancelleria comunica che Mons. Arcivescovo, a integrazione del decreto del 2 giugno 2023 (prot. n. 884/23) relativo alla costituzione del Consiglio Pastorale Diocesano, ha provveduto a nominare:
il Rev.do Sac. Vincenzo Di Pilato,
il Rev.do Sac. Vincenzo Misuriello,
la Gent.ma Sig.ra Maria Teressa Gattullo,
membri di libera designazione vescovile del predetto organismo di partecipazione diocesana a decorrere dall’11 gennaio u.s.