ASSEMBLEA REGIONALE DEI CATECHISTI CON I VESCOVI DELLA CHIESE DI PUGLIA – IL TESTO DELLA LETTERA INDIRIZZATA AI CATECHISTI E ALLE COMUNITA’ PARROCCHIALI

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ASSEMBLEA REGIONALE DEI CATECHISTI CON I VESCOVI DELLA CHIESE DI PUGLIA – IL TESTO DELLA LETTERA INDIRIZZATA AI CATECHISTI E ALLE COMUNITA’ PARROCCHIALI

 

Si è svolta il 21 settembre a Bari, nella Legione allievi Guardia di Finanza, l’Assemblea regionale dei catechisti con i Vescovi delle Chiese di Puglia. Riuniti oltre 1.000 coordinatori parrocchiali della catechesi, accompagnati dai loro direttori diocesani. I Vescovi di Puglia hanno consegnato una Lettera a tutte le comunità e a tutti gli operatori pastorali per delineare alcune linee comuni per la catechesi e l’annuncio. Pubblichiamo di seguito il testo integrale del documento:

Io ho scelto voi

«Io ho scelto voi» (Gv 15,16) sono le parole con cui il Signore rimanda ai suoi discepoli il primato della vocazione sul ministero. La sua chiamata d’amore fonda, motiva e rende fecondo ogni tipo di servizio ecclesiale. L’intento primario di questa nostra Lettera indirizzata a tutti i catechisti e alle comunità parrocchiali delle Chiese di Puglia è voler ripartire dal mistero della nostra vocazione battesimale. Solo dalla relazione intima con Cristo, infatti, si rinnova il fascino di essere discepoli missionari (cf. EG 120), in continuo apprendistato alla scuola dell’Unico Maestro. In un momento storico segnato da stanchezza e smarrimento, anche nelle nostre parrocchie, ripartire dalla scelta vocazionale e preferenziale di Cristo significa riappropriarci del nostro essere abitati dal Signore, amati da Lui, per essere segno e strumento della sua presenza vivificante nel nostro oggi storico.

I passi che ci hanno condotto qui

L’Ufficio Catechistico Nazionale ha promosso un cammino sinodale coinvolgendo le varie Commissioni Regionali per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi al fine di rilanciare il tema della catechesi e dell’iniziare alla fede come aspetti prioritari della vita ecclesiale delle nostre comunità. In linea con questo percorso, anche la Puglia ha vissuto un cammino di formazione a tappe della durata di un anno, in presenza e a distanza, con il coinvolgimento delle equipe degli Uffici catechistici diocesani. Il punto di arrivo di questo percorso è l’Assemblea regionale dei catechisti, voluta e promossa dalla Conferenza Episcopale Pugliese, del 21 settembre 2024, preceduta dal Convegno regionale tenutosi ad Ostuni (4-5 luglio). Facendo memoria del lungo e fecondo lavoro compiuto nelle nostre Chiese di Puglia e dal cammino svolto a livello regionale, vogliamo rilanciare l’azione missionaria.

Proprio a Bari, dieci anni fa, furono consegnati da Mons. M. Semeraro e dall’UCN gli Orientamenti CEI per la catechesi in Italia Incontriamo Gesù (=IG). La rilettura e la verifica di IG ci ha portati a scegliere i verbi (abitare, annunciare, iniziare, testimoniare), che caratterizzano i quattro capitoli del documento, come coordinate di una ipotetica bussola per orientare i nostri percorsi di annuncio. La bussola offre la direzione: intende illuminare il percorso di chi si è smarrito per trovare la rotta/la strada. La vita umana è un itinerario verso la meta che è il Dio vivente: «Ci hai fatti per Te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non trova pace in Te», canta sant’Agostino nelle prime righe delle sue Confessioni (1,1.5). In tal senso, accogliendo con semplicità questa metafora, vorremmo offrire, per ogni verbo, alcune coordinate per rilanciare la missione evangelizzatrice nelle Chiese della nostra amata Puglia. Inoltre, considerando le persone implicate, l’obiettivo che si intende raggiungere e, da ultimo, alcune semplici attenzioni pastorali.

1. Abitare

«Il Signore ci chiama a valutare questo tempo per reinterpretare e purificare, alla luce della Sua presenza, le domande e i desideri delle persone» (IG 8). Abitare questo tempo significa anche riconoscere alcuni cambiamenti socio-culturalideterminati da vari fattori: il post-Covid, l’intelligenza artificiale, la velocità e quantità delle informazioni, l’uso delle tecnologie e delle relative modalità di comunicazione. Si tratta di cambiamenti che hanno modificato la percezione del tempo e dello spazio e hanno messo in discussione ciò che è reale e ciò che è virtuale. Questa rivoluzione post-digitale caratterizza il nostro abitare oggi e ci induce a vivere non solo «online», ma secondo la dimensione dell’«onlife».

Cosa può dire tutto questo alla nostra vita di fede? Ripartire da Cristo, che è la Parola che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi (cf. Gv 1,14), ma anche dentro di noi con lo Spirito Santo (cf.Gv 14,23.26).

Le persone

Il Signore ci ha chiamato a vivere questo presente, così com’è, assumendo la carne viva dei contesti di oggi. Siamo fiduciosi che le persone coinvolte nell’annuncio e le nostre comunità, nella diversità dei carismi e ministeri, possano viverlo in modo costruttivo, evitando atteggiament idi avversione e di demotivazione.

Gli obiettivi

Abitare questo tempo comporta:

  • l’ascolto attivo dei bisogni, dei vissuti, delle storie e delle fragilità esistenziali;
  • l’accoglienza non giudicante delle istanze di senso presenti nel mondo attuale e nei percorsi di vita personale;
  • il rispetto dei tempi di maturazione e consapevolezza di ciascuno;
  • accompagnare e qualificare i percorsi di annuncio per far trasparire il volto di Cristo;
  • porci a servizio dell’incarnazione della fede attraverso i linguaggi della narrazione, dell’arte, della cinematografia, della musica e del digitale, dentro il cambiamento culturale.
  • non smarrire la nostra identità, evangelizzando in un contesto pluriforme, accogliendo la ricchezza delle culture “altre”, secondo uno stile di autentica inclusione.

Le attenzioni pastorali

La fede, come esperienza dell’incontro con Cristo, trasfigura la vita umana nei vari contesti. In tal senso va intensificata la formazione dei catechisti e degli operatori pastorali, compresi ministri ordinati e religiosi, che coniughi la conoscenza e l’uso dei linguaggi del mondo digitale, la sfera dell’affettività e delle emozioni, il ricco patrimonio artistico con il messaggio evangelico.

2. Annunciare

Quando si ama qualcuno, si desidera farlo conoscere e amare. Così i battezzati sono chiamati quotidianamente ad accogliere il Vangelo e farlo conoscere con gesti e parole, generando fraternità (cf. 1Gv 1,1-3). La conversione missionaria delle nostre parrocchie esige che si riporti al centro il Primo Annuncio della fede (cf. Mt 28, 19) in ogni proposta pastorale (cf. IG33).

Le persone

L’annuncio interpella in primo luogo la vita personale di ogni credente, che scopre la sua vocazione evangelizzatrice e comunitaria. Tutti siamo protagonisti e corresponsabili dell’annuncio: operatori pastorali, famiglie, religiosi, presbiteri e vescovi, per offrire una lettura sapienziale della realtà che sappia cogliere i segni dei tempi e la gioia del Vangelo.

Gli obiettivi

«Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”» (EG164). Annunciare oggi esige:

  • che il kerigma sia al contempo metodo e contenuto;
  • riconoscere la forza dello Spirito Santo che continua a donare, a quanti si lasciano coinvolgere, una crescita umana e spirituale;
  • seguire le indicazioni paoine: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5).

Le attenzioni pastorali

Ogni comunità è chiamata ad essere accogliente, aperta e generativa, nutrendosi della Parola e dell’Eucarestia, per vivere con coraggio la sfida della novità, senza adagiarsi su adattamenti e nostalgie fuoritempo. La conversione missionaria, dunque, nasce da relazioni di prossimità, secondo lo stile del Maestro, attiva sinergie col territorio, cercalinguaggi nuovi e creativi (cf. Direttorio per la Catechesi 204-217), incentiva il lavoro in equipe e la formazione permanente. Essenziale è fare dell’incontro tra culture, religioni, etnie e diversità il
punto di forza di un dialogo costruttivo che dona identità piena ai cercatori di Dio e crea alleanze.

Si rilancia la formazione dei catechisti-evangelizzatori come artigiani di comunità (cf. papa Francesco, 30.01.2021) che pensano e vivono la prassi pastorale oltre “l’aula e il libro” ed anche gli spazi parrocchiali, valorizzando i talenti di ciascuno, con la cura e l’attenzione ai contesti di vita (cf. IG 41). Dio vive e opera già nella vita di ogni persona, pertanto l’azione pastorale mira a far emergere questi segni nascosti o non ancora riconosciuti attraverso l’annuncio e la catechesi. A tal fine va promosso lo stile laboratoriale ed esperienziale usando i vari linguaggi.

Si favorisca una maggiore familiarità con la Parola di Dio e la collaborazione tra le comunità presenti nello stesso territorio per la formazione condivisa e il ripensamento dei percorsi di annuncio e di catechesi con adulti, giovani e ragazzi.

3. Iniziare

L’Iniziazione Cristiana è un processo dinamico e relazionale complesso, un vero apprendistato che mira all’incontro vivo con Gesù Cristo e coinvolge la totalità della persona. Annuncio, celebrazione, vita fraterna e di carità, testimonianza sono i pilastri per iniziare ad una vita nuova in Cristo e nella sua Chiesa. L’iniziazione prevede la celebrazione dei sacramenti come tappa/passaggio per inserirsi pienamente nella vita comunitaria e non come fine di un percorso vissuto privatamente. Anche il Signore ha offerto un cammino “iniziatico” ai suoi discepoli, come ci testimonia il IV Vangelo: «Venite e vedrete» (Gv 1,39), un esodo da se stessi per entrare nella “terra santa” che è Cristo e ogni persona creata a immagine e somiglianza di Dio.

Le persone

Originariamente il cammino iniziatico era rivolto solo ai catecumeni adulti, che oggi rappresentano un piccolo seme di speranza per le nostre comunità. Attualmente l’IC è rivolta principalmente ai bambini/e, accompagnati dai genitori, che chiedono il dono del Battesimo e ai ragazzi/e che approfondiscono la fede e si inseriscono pienamente nella comunità ecclesiale con la celebrazione dei sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia.

Avvertiamo la necessità di re-iniziare gli adulti, che in molti casi custodiscono una immagine infantile di Dio e della comunità cristiana, a cui è possibile offrire un Secondo Primo Annuncio nei passaggi di vita (nascita, innamoramento, sofferenza…) per riscoprire la fede o intraprendere un cammino di conversione (cf. IG cap. II).

Gli obiettivi

Iniziare alla fede oggi richiede:

  • di favorire il lavoro di equipe dei catechisti, in collaborazione con i genitori dei ragazzi dell’IC e con gli altri operatori pastorali;
  • di qualificare l’accompagnamento verso una relazione stabile e feconda con Cristo;
  • di offrire una proposta integrale capace di coinvolgere l’intelligenza, le emozioni, gli affetti, i sensi, i desideri, i corpi;
  • di formare le coscienze al discernimento personale e comunitario alla scuola della Parola e della vita sacramentale ed ecclesiale;
  • di tessere legami nuovi con la propria storia e con le persone attraverso Cristo;
  • di riscoprire la centralità dell’identità battesimale per riconoscere l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa;
  • di contribuire a diffondere la cultura della fraternità universale;
  • di avere una particolare attenzione per la vita sacramentale, in modo speciale l’eucaristia domenicale, e per l’anno liturgico, in quanto introducono i battezzati, all’interno della comunità, nel mistero salvifico di Cristo durante tutto l’arco della vita. Così sarà possibile rileggere nella Pasqua di Cristo le pasque esistenziali di ogni
    credente.

Le attenzioni pastorali

La Chiesa è come una madre che genera alla fede (cf. IG 47), eppure siamo provocati dall’infecondità dei nostri cammini iniziatici e di evangelizzazione degli adulti, dei giovani e dei ragazzi. Non si tratta solo di un problema pastorale e pedagogico, ma ecclesiologico, ossia la crisi di consapevolezza e autorevolezza della Chiesa (dei suoi membri) di svolgere questa missione in maniera attrattiva e significativa. Pertanto IG 52 ripropone come paradigma dei cammini di fede il catecumenato, da riscoprire nella sua ricchezza. Inoltre è auspicabile uno sguardo più attento alla prima infanzia (0-6 anni) e alle giovani coppie con un richiamo alla responsabilità battesimale; alla (pre)adolescenza, ai giovani e agli adulti (con stile mistagogico) e alle fragilità di ogni tipo. La formazione liturgica, vivere momenti di spiritualità, la promozione della carità e della testimonianza negli ambiti di vita, rappresentano aspetti significativi per incoraggiare percorsi a livello locale e diocesano.

4. Testimoniare

La testimonianza rivela la forza attraente che viene da un cuore trasformato dall’incontro con Cristo. È questo, infatti, il motivo per cui oggi i santi, «uomini e donne della porta accanto», (cf. Gaudete et exsultate 7), esercitano un forte fascino sulle persone in ricerca. Nulla attrae più dell’amore, e il vertice dell’amore è quello di Gesù sulla Croce (cf. Gv 12,32). La Chiesa è chiamata al martirio, cioè alla testimonianza, secondo lo spirito delle beatitudini incarnato da Cristo: Rallegratevi e gioite (Mt 5,12), manifestando la vocazione universale alla santità di tutti i battezzati.

Le persone

Nella parrocchia considerata come un’oasi dove sperimentare grazia e peccato, perdono e comunione come cantieri sempre aperti, i catechisti, in quanto veri artigiani di comunità, sono chiamati a vivere il loro ministero in chiave missionaria.

Gli obiettivi

In un tempo frettoloso e frantumato, essere testimone della fede richiede:

  • di essere fermento di relazioni nuove nella comunità cristiana e umana, sapendo «tessere legami di appartenenza e di convivenza che trasformano l’affollamento in un’esperienza comunitaria in cui si infrangono le pareti dell’io e si superano le barriere dell’egoismo» (Laudato si’ 149);
  • di essere adulti nella fede, esperienza che non va data più per scontata, ma come meta.

Le attenzioni pastorali

Nel solco del cammino sinodale è fondamentale passare dalla semplice collaborazione dei laici, intesa solo come sostegno ai vescovi e ai presbiteri, alla corresponsabilità differenziata (Sinodo 2023, RdS 1h), espressione del ministero battesimale e non semplice soluzione alla carenza del clero. In tal senso è indispensabile la formazione congiunta di laici, religiosi e ministri ordinati (vescovi compresi) e l’impulso della cosiddetta sinodalship: un’appartenenza e corresponsabilità condivisa dove tutti si riconoscono chiamati all’apostolato, ma non tutti occupano la responsabilità prima e non unica degli apostoli. Non si tratta di una “parlamentarizzazione” della Chiesa: rendere presente Cristo attraverso la vita di tutti i cristiani, in continuità con il mistero dell’incarnazione (cf.LG 8).

Si auspica una maggiore attenzione alle problematiche culturali, sociopolitiche ed etiche anche nei percorsi di catechesi, perché fede, vita personale e sociale possano sempre più essere interconnesse.

Alla scuola del Vangelo

A conclusione di queste considerazioni fraterne, vorremmo che l’ago che orienta la bussola fosse lo stesso Cristo che con la sua testimonianza e pedagogia si è rivelato come la via, la verità e la vita.

Ci piace rileggere il racconto del cieco nato di Gv 9 alla luce di un’opera pittorica di Orazio de FerrariGuarigione del cieco nato, olio su tela della prima metà del XVII secolo, Genova, Palazzo Bianco (è quella che troviamo in copertina). L’opera appartiene ad uno dei maggiori esponenti del manierismo genovese, e riporta visivamente il momento centrale dell’opera di Gesù: «“Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse:“Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”, che significa “Inviato”. Quegli andò̀, si lavò e tornò che ci vedeva» (Gv 9, 5-7). Al centro della rappresentazione, infatti, campeggia la figura di Gesù che spalma il fango sull’occhio destro del cieco. Gesù indossa una tunica rossa e un mantello blu, colori che rimandano alla sua duplice natura umana e divina; il cieco invece è raffigurato con un corpo visibilmente molto vigoroso e muscoloso, non da mendicante. Ai lati della tela due gruppi di persone: a destra un uomo e una donna anziana che possono essere riconosciuti come i genitori del cieco, ai quali il brano evangelico fa riferimento; a sinistra un gruppo di cinque figure maschili, quattro delle quali non prestano attenzione al gesto di Gesù e che potrebbero essere identificate come i farisei del racconto. Al centro tra i due genitori una donna con un bambino in braccio, che la critica ha sempre descritto come la moglie e il figlio del cieco, ma che in realtà potrebbero rivelare una figura allegorica.

Il dipinto ha una forte valenza didattica con rimando al battesimo. Il primo elemento che occorre osservare con attenzione è quello della luce, che ha origine nel volto di Cristo e nell’aureola che lo circonda. Da qui la luce invade il corpo del cieco, volendo simboleggiare che grazie al gesto di Gesù egli inizia a recuperare la vista e comincia il passaggio dalle tenebre alla luce. Si può pertanto affermare che il cieco si presenta come un iniziato alla vita nuova della fede, che raggiungerà la pienezza dopo che egli avrà aperto gli occhi del suo cuore, per riconoscere colui che lo ha guarito come il Figlio di Dio. A conferma di  questa interpretazione, è la scelta compiuta dall’artista di non dipingere la piscina, ma attraverso un bicchiere, custodito dalla mano sinistra del cieco, ha voluto esprimere il cammino che il cieco è invitato a compiere, non il semplice recupero della vista, ma la nuova vita che lo abilita a riconoscere nella fede il Messia. La figura di sinistra è la terza più illuminata ed è stata identificata dai critici non in uno dei farisei, ma in Pietro, tipicamente contraddistinto dalla barba bianca e dal vestito verde e il mantello giallo. Pietro è il personaggio che più di tutti gli altri presta molta attenzione a ciò che Gesù sta operando. Egli, dunque, è innanzitutto un discepolo che impara da Gesù quello che egli stesso è chiamato a realizzare per perpetuare l’opera redentrice. Inoltre, nella scena è presente proprio l’allegoria della Chiesa, riconoscibile nella donna con il bambino in braccio: la Chiesa è madre che genera alla fede i figli di Dio attraverso il Battesimo.

Potremmo quindi affermare che quest’opera è una “catechesi mistagogica” che esprime la missione della comunità cristiana di essere comunità discepola e missionaria, illuminata e rigenerata da Cristo. Essa, come una donna feconda e portatrice di nuova vita, è capace di continuare l’opera apostolica di Cristo uscendo dalla “cornice” delle nostre comfort-zone per essere presenza significativa e performativa della sua azione salvifica. Questo racconto e questa immagine possono essere un’ottima sintesi delle riflessioni condivise.

Buon cammino

Vi invitiamo ad approfondire l’icona biblica di Gv 9 e gli Orientamenti Incontriamo Gesù, per riconoscere nelle quattro coordinate della bussola un ulteriore impulso per rimotivare e orientare la nostra missione evangelizzatrice. Sarebbe auspicabile promuovere l’uso del nostro patrimonio artistico nella catechesi e rilanciare il ministero dei catechisti, attivando nuovi e fecondi percorsi di formazione e annuncio, in vista anche dell’incipiente anno giubilare del 2025.

Vi auguriamo ogni bene in Cristo, con affetto fraterno.

✠ P. Francesco Neri, Presidente della Commissione

d. Francesco Nigro, Segretario

l’équipe regionale

Bari, 21.09.2024

“Una_bussola_per_iniziare_alla_vita_di_fede” 21-9-24