In vista del 1° maggio, Festa del lavoro, S. E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, ha voluto inviare ai lavoratori un messaggio e un pensiero speciali, naturalmente ponendosi dalla prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, in particolare tenendo presente l’insegnamento della Bibbia e di Giovanni Paolo II. E ciò nel 50° anniversario della istituzione della festa di S. Giuseppe artigiano e in occasione dell’ormai prossimo Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà a Bari dal 21 al 29 maggio 2005.
Secondo l’insegnamento biblico il lavoro è connaturato all’uomo. Questi, con il lavoro, è chiamato a cooperare all’opera creatrice di Dio, coltivando la terra, facendola fruttificare per il miglioramento delle sue condizioni di vita, ma nel rispetto di quell’ordine che Dio stesso ha impresso alla creazione. La signoria dell’uomo non può essere esercitata in modo ‘dispotico o distruttivo’. In quanto cooperatore di Dio, il lavoro dell’uomo ha una grande dignità, che deve essere riconosciuta e valorizzata come deve essere rispettato l’uomo che la esprime.
Per Giovanni Paolo II il mondo del lavoro è stato sempre oggetto di attenzione e di riflessione. Sono numerosi i documenti che lo attestano. E non ha mani mancato di richiamarne la dignità, la necessità che a tutti sia garantito, nonché di liberarlo dall’ingiustizia e dalle sperequazioni.
Nella terza parte del documento il Vescovo richiama il nesso tra lavoro ed Eucaristica. In primo luogo va sottolineato il fatto che Gesù ha voluto scegliere il pane e il vino, frutti del lavoro dell’uomo, quali elementi nei quali riversare se stesso come vittima sacrificale. Pertanto essi concorrono e partecipano al gesto supremo della donazione di sé che Cristo fa nell’Eucaristia. In questo contesto il lavoro assume i tratti eucaristici quando, oltre ad essere motivo di sostentamento personale, esprime il senso della oblatività e si propone la costruzione di un mondo migliore. Ma il lavoro, affinché non smarrisca il suo significato più intimo e non diventi un assoluto alienante, deve rimanere ancorato a quella sorgente, di natura trascendente, che lo ha costituito e che gli ha dato dignità, cioè Dio.
In questa prospettiva, la domenica, come Giorno del Signore, si impone quale necessario e costante momento di recupero del senso della propria esistenza, della propria individualità e umanità, della dimensione della solidarietà, degli affetti familiari e del giusto riposo.
Il Vescovo non manca di esprimere la propria solidarietà verso coloro che sono privi del lavoro.
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