Omelia Mons. Leonardo D’Ascenzo
Lourdes 24 luglio 2023
Il “segno” che siamo chiamati ad essere
Il libro dell’Esodo ci propone il racconto della storia della salvezza sviluppandolo in rapporto a due costanti. Da una parte la fedeltà di Dio che non viene mai meno nei confronti della sue promesse al popolo di Israele. Dall’altra il cuore di questo popolo che non riesce a fidarsi e affidarsi totalmente a Dio e nei momenti di difficoltà, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, dubita dell’Amore di Dio e arriva a dire che la schiavitù d’Egitto lasciata, fosse meglio della libertà promessa da raggiungere.
Anche gli scribi e farisei del Vangelo di oggi sembrano avere lo stesso atteggiamento verso Gesù: “Maestro, da te vogliamo vedere un segno”. Forse vogliono metterlo alla prova, vogliono che dimostri la sua grandezza, il suo essere il Figlio dell’uomo, il Messia. Ma Gesù aveva già operato molti segni straordinari: la guarigione di malati, storpi, ciechi, sordi, muti, lebbrosi, aveva sedato una tempesta sul lago. Perché chiedere ancora un segno?
Probabilmente il loro essere una generazione malvagia e adultera li faceva essere incapaci di fidarsi e affidarsi a Gesù come invece era stato per i niniviti nei confronti di Giona e per la Regina del sud nei confronti di Salomone e della sua sapienza.
Quando diciamo che a Lourdes accadono molti più miracoli di quante sono le guarigioni straordinarie, riconosciute tali, affermiamo il vero. Quante persone si lasciano toccare il cuore e si convertono passando attraverso il Sacramento della riconciliazione; quante nella preghiera si lasciano accompagnare da Maria a Gesù per poi abbracciare il suo Vangelo, la sua buona notizia nella propria vita; quanti tornano a casa con un cuore nuovo, meno pietra e più carne, capaci di amare secondo il comandamento di Gesù?
Sono tutte quelle persone che arrivano per davvero a fidarsi di Gesù, a fondare tutto su di Lui. E questo gli basta!
Allora la prospettiva cambia. Non vogliamo e non sentiamo il bisogno di chiedere un segno a Gesù.
Certo, a volte questi segni dall’alto (le guarigioni, i miracoli) arrivano secondo il piano misterioso di amore di Dio che nessuno di noi conosce. Non chiediamo un segno a Gesù, piuttosto sentiamoci interpellati a dare noi stessi un segno a Gesù. Segni di affidamento a Lui, di disponibilità a ricevere quanto ha in cuore di donarci; segni di vita secondo il Vangelo, di amore vero e gratuito, a volte eroico, nei confronti della vita e del prossimo; segni di accoglienza delle situazioni in cui ci troviamo a partire dalle quali ci sentiamo chiamati a testimoniare il nostro essere discepoli del Signore, del Figlio dell’uomo che è rimasto tre giorni e tre notti nel cuore della terra e poi è risorto.
Dunque non vogliamo chiedere un segno piuttosto domandiamo di essere segni.
Portiamo sempre nel cuore che lo stesso destino di Gesù è riservato a tutti noi: la vita eterna, la resurrezione dei morti, seppellire questo corpo mortale per ricevere un corpo glorioso!
Preghiamo perché ognuno di noi senta nel proprio cuore questa domanda: “Signore, quale segno mi chiami a dare per testimoniare che sono tuo discepolo?”.
Preghiamo anche perché possiamo vivere l’esperienza di Lourdes e il ritorno a casa con il desiderio di trovare risposta a questa domanda!
Omelia dell’Arcivescovo Lourdes 24 luglio 2023