La prima lettura che è stata proclamata dal Libro dell’Apocalisse, è un invito alla speranza. Dio fa nuove tutte le cose e nella Gerusalemme nuova, la città santa che scenderà dal cielo, come suo dono. Dio abiterà con noi, asciugherà ogni lacrima che ora versiamo dai nostri occhi per tutto ciò che soffriamo. Le cose di ora, guerre, distruzioni, morte, sofferenze, passeranno.
Signore dacci un cuore nuovo perché i nostri occhi possano riconoscere in questo tempo, nella nostra vita quotidiana i segni della tua presenza, i semi di novità che tu spargi a piene mani e che spesso facciamo fatica a riconoscere.
Non è difficile riconoscere ed elencare ciò che non va, non è difficile assumere il ruolo di chi si lamenta e critica gli errori degli altri, non è difficile seguire coloro che vedono tutto nero e seminano tristezza, negatività, scoraggiamento.
Ci sono tante, troppe persone, anche nella Chiesa che praticano questa strada. Non abbiamo bisogno di loro. Oggi c’è tanto bisogno di uomini e donne di speranza e noi cristiani, per la nostra fede in Gesù risorto, Dio presente e operante in mezzo a noi. Abbiamo la responsabilità e la missione di seminare speranza e riconoscere le novità nella Chiesa e nel mondo frutto dei germi che lo Spirito continuamente sparge e fa maturare. Maria, donna del magnificat, della gratitudine a Dio per tutto, ci accompagni in questo pellegrinaggio e ci aiuti a tornare alle nostre case meno timorosi, meno scoraggiati, meno pessimisti, meno lamentosi, più gioiosi, più coraggiosi, più fiduciosi nel futuro che ci aspetta pieno dei doni di Dio che chiedono la nostra responsabilità e l’impegno a dare il nostro contributo.
Il cammino sinodale che stiamo vivendo in questi anni, guidati da Papa Francesco, è un camminare insieme, proprio come la Vergine Maria chiese per mezzo della giovane Bernadette: si venga qui in processione.
Camminiamo sulle strade della vita come in una processione, insieme, in comunione, come una famiglia per cercare e trovare i segni della presenza dello Spirito Santo in questo nostro tempo, per comprendere quello che ci sta suggerendo, per accoglierlo e metterlo in pratica. Abbiamo bisogno di una maggiore consapevolezza, di una continua e coraggiosa conversione per accogliere la novità della presenz a di Dio che cammina con noi ed essere persone nuove, popolo nuovo.
Sappiamo bene che, a volte, la nostra vita si fa difficile per tanti motivi che ognuno di noi potrebbe ora elencare. Ci capita perfino di avere la sensazione di aver smarrito Gesù, proprio come accadde a Maria e Giuseppe mentre stavano facendo ritorno a casa dopo essersi recati a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Gesù, a loro insaputa, era rimasto a Gerusalemme e loro avevano cominciato a cercarlo con angoscia. È la stessa esperienza che facciamo quando ci assalgono dubbi di fede, dubbi nei confronti della vita, quando la malattia tocca il nostro corpo o quello delle persone alle quali vogliamo particolarmente bene. Non riusciamo più a comprendere gli insegnamenti della Chiesa, o della Parola di Dio e ci chiediamo: perché è accaduto questo, perché proprio a me, perché Dio permette queste cose.
Chiediamo nella preghiera a Maria, madre di Gesù e madre nostra, di aiutarci a non dimenticare che Dio è Dio e non possiamo pretendere di comprenderlo e contenerlo nella nostra intelligenza e logica di creature limitate e fragili. Dio è Padre e il suo cuore è sempre colmo di amore per noi e anche quando la realtà sembra dirci il contrario, non possiamo e non dobbiamo perdere la fiducia in lui che sempre e in ogni circostanza cammina con noi e si prende cura di noi.
Il prossimo 24 dicembre, come sappiamo, Papa Francesco aprirà l’Anno Santo, che avrà come tema: “La Speranza non delude”. Al Giubileo, è legata l’esperienza del pellegrinare, del mettersi in cammino, potremmo dire mettersi in processione, per rientrare in sé stessi, per interrogarsi, per riflettere su cosa si voglia fare della propria vita.
Portiamo nel cuore tanti desideri, aspirazioni e sogni che sono come il carburante della vita. Più andiamo avanti nel nostro cammino e più si dilata questo mondo, questa dimensione. Sentiamo un desiderio di esodo, un impulso continuo ad andare oltre noi stessi, oltre i confini del già dato (quello che siamo, che abbiamo raggiunto nella formazione, nel lavoro, nelle amicizie, negli affetti ….).
Questo è SPERARE: desiderare, protendersi verso un bene non ancora, in tutto o in parte, presente e per questo chiamato futuro. Ciò permette all’uomo di vivere (cf. Viktor Frankl). “Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” (S. Agostino, Confessioni I,1).
Il vero cammino, il più difficile ma il più bello, è quello verso il proprio cuore, inquieto finché non sperimenta pace dentro di sé, finché non vive pace con gli altri fratelli e sorelle, finché la pace non abbraccia il mondo intero!
La Vergine Maria ci accompagni in questo pellegrinaggio e ci aiuti ad essere fedeli discepoli del Suo Figlio, testimoni di speranza.